«Speravo si potesse aprire un nuovo capitolo e pur avendo un pronunciamento del giudice totalmente favorevole, avevo dato massima disponibilità ad una soluzione bonaria per consentire alla San Giovanni di ripartire. Con tutta evidenza dall’altra parte non c’è questa volontà, tanto meno si pensa al bene della contrada». La presidente dell’Ente Contesa Alessandra Gramigna commenta così la nota del consiglio della San Giovanni, dopo la sentenza che ha ritenuto legittimo il commissariamento e condannato i ricorrenti al pagamento delle spese legali.
«Non mi dilungo sul cumulo di sproloqui letti – contrattacca Gramigna – alcuni passaggi sarebbero anche comici, addirittura una sentenza totalmente avversa diventa una vittoria perché chi perde la causa evidentemente esiste e non è un fantasma, un’interpretazione surreale. Si afferma che sono sconosciuti i poteri del commissario, quando invece sono stati definiti e sottoscritti molti anni prima che fossi io a guidare l’Ente Contesa. Si fa confusione rivendicando enti terzi che già esistono. O non si conoscono minimamente i meccanismi organizzativi della manifestazione, cosa improbabile, oppure, come credo, c’è malafede nell’intorbidire le acque e fare confusione, quando ormai la situazione è chiarissima, come la sentenza del giudice».
La presidente Gramigna rinnova l’invito a riconsegnare le chiavi della sede di contrada in Comune. «Le chiavi non le voglio io, chiedo di portarle al Commissario prefettizio. Se ci si comporta da persone serie che tengono a far ripartire la San Giovanni, lo si può fare solo dagli statuti vigenti, meglio se con i beni e la sede, che appartengono a tutti i contradaioli, non solo a coloro che si arrogano il diritto di esserne gli unici custodi e rappresentanti. Se ancora non è chiaro, infatti, l’Ente Contesa è intervenuto per dirimere una spaccatura sorta all’interno della San Giovanni. Se invece quella parte continua a ritenersi la sola proprietaria della contrada, anche a fronte di un pronunciamento inequivocabile del tribunale, faremo ripartire i rossi comunque, con o senza sede, perché da commissario, vista la recente sentenza, ho la piena legittimazione a farlo».
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