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«La contrada San Giovanni esiste, ora lo dice anche la giustizia. L’ente Contesa stoppi il tesseramento»

SANT'ELPIDIO A MARE - La nota del consiglio di Contrada dopo le recenti dichiarazioni dell'ente Contesa: «Disponibilità massima della contrada: per ciò che ci riguarda, l’Ente rinunci a fare il tesseramento per conto della contrada San Giovanni, e lasci la contrada libera di autodeterminare i propri organismi, così come avviene per le altre tre contrade. Altrimenti commissari anche le altre contrade ed imponga anche per loro il tesseramento dei soci  presso l’Ente Contesa, in nome di uno sbandierato criterio di  “armonizzazione” uguale tra le contrade. E’ tutto molto semplice, si chiama principio di uguaglianza. Sulla base di questo aspettiamo speriamo, dopo due anni, un riscontro».

«Siamo alle solite. Una sentenza di primo grado favorevole all’Ente Contesa viene definita “tombale”, fatta da giudici “competenti e con i giusti titoli”, come se a stabilire la giustezza dei titoli di un giudice sia l’ente contesa, e per questo “da non appellare”, mentre quelle a favore della contrada San Giovanni non lo sarebbero altrettanto e soprattutto da non rispettare, come quando è stata impedita la partecipazione della contrada S. Giovanni a tutte le manifestazioni pur in presenza di un provvedimento che la autorizzava!». E’ quanto si legge in una nota del consiglio di Contrada dopo le recenti dichiarazioni dell’ente Contesa.

«Così come appare curioso che il Commissario della contrada San Giovanni, che in tale veste dovrebbe tutelare la contrada stessa, e non costituirglisi contro nella causa di sfratto, chieda di “restituire le chiavi al Comune”, in presenza di una sentenza di un Giudice che riconosce la piena legittimità della contrada ad occupare la sede: legittimità che la Corte di Appello di Ancona ha ribadito recentemente nel mese di settembre scorso, respingendo la richiesta di sospensiva avanzata dalla Gramigna e dal Comune di Sant’Elpidio a Mare. La contrada San Giovanni è abituata a rispettare tutte le sentenze e tutti i giudici, anche quando, come in questo caso, non se ne condividono le motivazioni che porteremo in sede di appello. In ogni caso, questa sentenza, a leggerla bene, contiene una buona notizia: certo una notizia di condanna alle spese ma una condanna della Contrada che dunque non è un fantasma come qualcuno voleva far credere! I fantasmi non si  possono condannare! Si, perché questo è quello che sinora qualcuno ha tentato di far credere alla città: che la contrada era morta, non avesse nessuno che potesse rappresentarla e gestirla, non potesse operare se non per il tramite del commissario. La Contrada ha sempre chiesto, per iscritto, di voler partecipare ma senza mai ottenere risposte! La contrada è viva, è fatta di persone di buona volontà, ha un consiglio eletto e non può essere rappresentata da nessun commissario di cui, come detto dal Tribunale, sono ignoti i poteri e soprattutto non gli sono mai stati conferiti e riconosciuti né dalla San Giovanni né da nessuna altra contrada. Nessuna contrada ha mai approvato lo statuto dell’Ente Contesa né altri documenti da cui deriverebbero i poteri del commissario. Dunque ad oggi se è vero che esiste una sentenza, impugnata dalla Gramigna, che non riconosce alcun potere al commissario, o meglio che riferisce che sono sconosciuti i poteri del commissario in quanto mai concordati tra contrade ed Ente Contesa, altrettanto vero è che esiste una sentenza che con una condanna ha legittimato gli organi di contrada eletti a rappresentarla legalmente. Questa sentenza ci rassicura del fatto che, come sostenuto in tempi non sospetti, la contrada poteva e doveva partecipare alla Contesa con coloro che erano gli unici soggetti legittimati, ovvero il priore eletto dall’assemblea. Invece, il commissario ha pensato bene di fare la contesa con delle comparse e appaltare tutto il resto. Altra rassicurazione viene dal fatto che la nostra battaglia sta facendo riflettere tutti; e dovrebbe far riflettere anche le altre contrade dipendenti e mai indipendenti dall’Ente Contesa che da sola si è fatta uno statuto appropriandosi unilateralmente di tutto ciò che appartiene e apparterrà alle contrade. Rispettosi della legge, così come fatto dall’Ente Contesa negli altri casi che l’ha vista soccombere in giudizio, proporremo appello a questa sentenza, fino ad ogni grado di giudizio. Ma, se l’Ente Contesa così come dice, vuole trovare un accordo e incontrare la contrada,  non ci sono problemi da parte nostra, sono due anni che aspettiamo di essere ricevuti: siamo stati inascoltati, sia da parte dell’Ente che da parte del “Commissario della San Giovanni” che dal Comune, specialmente quando nella passata amministrazione era difficile distinguere tra assessori, dipendenti comunali e rappresentanti dell’Ente Contesa. Un fatto è certo: quanto successo alla San Giovanni deve insegnare e far riflettere sulla circostanza che in seno all’Ente e alle Contrade oggi non c’è più un organo terzo che sia chiamato a redimire bonariamente vicende che, malgrado tutto e tutti, possono presentarsi lungo un percorso di vita associativa: non più un giurì d’onore, non un collegio dei probiviri: nulla di nulla. Ciò ha permesso all’ente Contesa anche di piangersi addosso in questi due anni lasciando intendere che essa ha dovuto subire una causa da parte della contrada: si chieda il perché visto che attualmente sono stati soppressi dall’Ente tutti gli organi di garanzia vigenti in passato. Questa è la sbandierata democrazia partecipativa? Cosa sarebbe successo se la contrada San Giovanni non fosse ricorsa al giudice? La base è sempre quella, non si va avanti con quel modo di fare e per di più solo per partecipare a una manifestazione folkloristica che, seppur non ha nessun fondamento storico da rievocare, è stata creata dai padri fondatori per unire e non dividere i cittadini elpidiensi. Quindi, disponibilità massima della contrada: per ciò che ci riguarda, l’Ente rinunci a fare il tesseramento per conto della contrada San Giovanni, e lasci la contrada libera di autodeterminare i propri organismi, così come avviene per le altre tre contrade. Altrimenti commissari anche le altre contrade ed imponga anche per loro il tesseramento dei soci  presso l’Ente Contesa, in nome di uno sbandierato criterio di  “armonizzazione” uguale tra le contrade. E’ tutto molto semplice, si chiama principio di uguaglianza. Sulla base di questo aspettiamo speriamo, dopo due anni, un riscontro».

Caso contrada San Giovanni, vince l’Ente Contesa: ricorso rigettato, il commissariamento era legittimo

 


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