Lanfranco Ceroni, attuale presidente della Cassa Edile delle Province di Ascoli Piceno e Fermo, nonché amministratore della “C.F.L. srl” di Rapagnano (azienda leader nel settore edile, operante da anni in lavori di costruzione di opere pubbliche e private) a titolo personale pone alcune riflessioni sulla cosiddetta “patente a punti” entrata in vigore dal primo ottobre 2024, riguardante tutte le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri edili.
Il Decreto Legge 19, convertito nella Legge 56/2024, ha l’obiettivo di garantire una maggiore sicurezza sul luogo di lavoro. Cosa prevede nel dettaglio la norma?
«La sicurezza sul lavoro è un aspetto fondamentale per le imprese delle nostre province e i tragici infortuni accaduti recentemente nel Paese hanno accelerato l’emanazione di questa norma, forse dettata più dall’emotività e non dalla reale conoscenza dell’organizzazione di un cantiere edile. La legge ha introdotto un sistema di certificazione per imprese e lavoratori autonomi nei cantieri, con il rilascio di una patente a punti e decurtazione dei punti o sospensione nel caso di incidenti. Il funzionamento è simile a quello di una patente per auto. Si parte con una base iniziale di 30 punti: nel caso si verifichino infortuni sul lavoro e/o violazioni delle norme di sicurezza, c’è una decurtazione dei punti. Ad ogni violazione corrisponde una sanzione: in caso di infortunio grave di un dipendente, per esempio, la decurtazione varia dai 10 ai 20 punti, mentre l’accertamento di violazioni sulla sicurezza implica decurtazioni che arrivano fino a 10 punti. Al di sotto dei 15 punti l’azienda sarà obbligata a sospendere l’attività attivandosi per recuperare il punteggio perso».
Cosa pensa della legge? Siamo in presenza di una norma puntuale e risolutiva?
«Purtroppo la norma citata presenta diverse criticità, lacune e perplessità. Sono fortemente preoccupato per le nuove regole che sono, per lo più, di tipo sanzionatorio, poiché, a mio modesto avviso, penalizzano troppo il settore e gli imprenditori che, nonostante queste misure, si possono trovare di fronte a un evento che va al di fuori del loro controllo e che mette a rischio l’attività imprenditoriale. Ci troviamo dinanzi ad un meccanismo confuso e pieno di incertezze e lacune applicative. Sarà in grado di produrre risultati positivi in termini di riduzione degli infortuni, o è l’ennesimo tributo burocratico per gli imprenditori edili, in particolare le piccole imprese, con una duplicazione di oneri economici e adempimenti amministrativi rispetto a quelli già esistenti?».
La norma va dunque ad incidere fortemente sulle piccole aziende edili? Un peso insostenibile?
«Voglio ricordare che le imprese della fascia tra 0 e 9 addetti sono 495.000 (oltre il 50% dell’intero comparto) e sono la vera ossatura del settore. L’accentuarsi del peso burocratico riduce ulteriormente i margini del profitto ormai ai limiti della sopravvivenza. A mio parere questa legge non risolve nessuno dei problemi per i quali è stata pensata e, soprattutto, porterà alla chiusura molti artigiani creando disoccupazione ulteriore. La nostra azienda, la C.F.L. S.r.l., fin dalla sua nascita, pone molta attenzione alle normative sulla sicurezza sul lavoro. Noi siamo esentati dalla applicazione della cosiddetta “patente”, poiché in possesso della certificazione Soa superiore alla III° categoria ma c’è sempre un lavoro impegnativo nel controllare e verificare che le imprese che operano nei nostri cantieri abbiano una “patente” regolare, senza eventuali decurtazioni e multe giacché queste ricadono sull’impresa, sul sub appaltatore e sul committente».
Dunque qual è il modo migliore per tutelare al meglio i lavoratori?
«Per noi imprenditori la sicurezza sul lavoro è una priorità che non si tutela con la burocrazia, ma con il rispetto di regole che devono essere chiare ed applicabili.
La cultura della sicurezza sul lavoro va implementata con gli Organismi Paritetici, con la prevenzione, la formazione e l’addestramento, con l’applicazione corretta dei contratti nazionali di lavoro del settore, con un efficace Piano nazionale della prevenzione; il sistema delle ispezioni sul lavoro deve essere rafforzato ma con un ruolo proattivo e senza inutili duplicazioni di competenze. Voglio rammentare come purtroppo ci troviamo difronte ad una marginalizzazione delle Ast territoriali e degli Spsal che invece potrebbero svolgere un importante lavoro di supporto e consulenza attiva alle imprese».
Una norma che comunque, in quanto tale, va applicata e rispettare. Possono insorgere anche problemi di comunicazione?
«Voglio evidenziare un importante problema: l’utilizzo della manodopera straniera che rappresenta oltre il 60% della forza lavoro presente nei nostri cantieri; purtroppo esistono grandissimi problemi nel comunicare il rispetto di norme ed adempimenti causa la lingua italiana non conosciuta. È necessario un intervento urgente, chiarificatore, del Ministero del Lavoro per evitare ricadute negative sulle imprese. Concludo affermando che devono essere premiate le imprese virtuose piuttosto che punire quelle che, per una disgrazia, possono incappare in momenti negativi causa un infortunio non voluto».
Giorgio Fedeli
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