«Ancora una volta, la presidente dell’Ente Contesa, evita di risponderci, parlando invece solo di “sproloqui” da parte di altri, ma fecendone lei di vecchi ed anche di nuovi». Inizia così, con queste parole, la replica della contrada San Giovanni alla presidente dell’Ente Contesa, Alessandra Gramigna.
«Sui “poteri del Commissario risalenti a quando lei non era presidente” interviene – si legge nella nota inviata dalla Contrada – anche il vice Priore Lorenzo Macerata, figura storica ed autorevole della contrada, che precisa come la contrada ha sempre evitato di tirare in ballo persone autorevoli, con ruoli apicali all’epoca dei fatti, che smentiscono (per iscritto) quanto da affermato dalla presidente: lo abbiamo fatto per “carità di patria”, volendo evitare situazioni che scivolerebbero nel penale. Ma visto l’andazzo, se saremo costretti, vorrà dire che ci riserviamo di produrre questa documentazione nelle fasi successive del contenzioso che seguiranno perché la contrada cerca solo la verità, ricordando che le sentenze definitive, in Italia, si hanno nel terzo grado di giudizio. Oggi, diversamente da quanto affermato in passato e da quanto oggetto di controversia, la Presidente- Commissaria Gramigna tira in ballo un nuovo argomento ovvero il fatto che “l’intervento dell’Ente Contesa sarebbe stato necessario per sanare una spaccatura interna alla Contrada”. Ebbene, ricordiamo alla Gramigna ed ai contradaioli tutti, che nell’assemblea dell’11 febbraio 2023 regolarmente tenuta, dove la Gramigna votò persino il bilancio, furono eletti Italo Menconi e Milena Eustachi, rispettivamente Priore e Presidente, persone a lei vicine e da lei surrogate poi nei ruoli di Contrada delle scorse edizioni della Contesa del Secchio, e che hanno rinunciato alle cariche proprio perché Gramigna annunciava il commissariamento della Contrada per “modifiche statutarie non autorizzate” e non per altro! E’ del tutto evidente chi e perché ha voluto creare una spaccatura della contrada che nei fatti non c’era prima. Così come è evidente che la cosiddetta “mano tesa” di oggi in realtà è una finzione. Quale sarebbe la proposta? “Restituite le chiavi e si fa quello che dico io?”. Di proposta ne abbiamo fatta una noi, molto chiara, ed anche ragionevole per chi ha voglia di ragionare. L’Ente Contesa consenta di dare uniformità agli statuti di tutte le contrade. Perché solo per la contrada San Giovanni il tesseramento soci deve avvenire all’Ente Contesa mentre per le altre no? Ma ancor prima è normale che un’associazione possa fare le tessere dei soci di un’altra associazione? All’Ente Contesa andrebbe bene se la contrada san Giovanni tesserasse i soci dell’Ente? La Gramigna ci dia una motivazione plausibile. Se non la vuole dare ci spieghi perché la San Giovanni non può cambiare lo statuto quale atto di vita associativa. Nella sentenza di cui parla la Gramigna, il Giudice dice che il commissariamento sarebbe legittimo “poichè le modifiche statutarie non sarebbero state autorizzate dall’Ente Contesa”, autorizzazione che noi contestiamo, ma la legge non dice che lo statuto associativo non può essere modificato. Quindi l’Ente Contesa, se ha buona volontà, avalli la modifica statutaria sul tesseramento, in maniera tale che lo statuto della contrada San Giovanni sia uniformato a quello delle altre contrade. Altrimenti, con la stessa autorità che esprime nei confronti della San Giovanni, imponga il tesseramento soci presso l’Ente anche negli statuti delle altre contrade. Ripetiamo, è un principio elementare di uguaglianza, non è difficile da capire, se se ne ha voglia. Dopo di che, a nuove elezioni tenute, “restituiremo le chiavi” al nuovo legittimo rappresentante della Contrada visto che “La Contrada”, come dovrebbe essere noto anche alla “Commissaria della San Giovanni”, la causa di sfratto l’ha vinta una prima volta ed anche una seconda sulla richiesta di sospensiva rigettata dalla Corte di Appello. Infine, riteniamo scorretto il tentativo di additarci come “contrada che non paga l’affitto”. Gramigna, nella triplice veste di Presidente dell’Ente Contesa, di Commissario della San Giovanni e di dipendente del Comune preposto, sa benissimo che il pagamento dell’affitto è stato bloccato per cause non dipendenti dalla contrada, tanto è vero che tutto ciò è stato dimostrato negli atti di causa che valutati dal Giudice ci hanno dato ragione. Dalle sue esternazioni pensiamo che abbia le idee confuse anche l’ex assessore Maurizi: ma lui dov’era quando votava in giunta? Si rilegga le delibere, in particolare la n. 197 del 22 dicembre: forse, a Maurizi sfugge la circostanza che c’era stato un accordo tra le contrade ed il Comune , sia con la passata amministrazione Terrenzi che con quella di cui faceva parte, di sospendere il pagamento degli affitti perché il Comune doveva conteggiare le somme da esigere dalle contrade Santa Maria e San Giovanni e questo perché le loro sedi di contrada erano state chiuse dallo stesso Comune sia per i lavori dei cantieri edili che per il covid. La ricognizione dei conteggi sugli affitti del Comune è arrivata con la delibera citata, ovvero a dicembre 2022, da dove si può vedere che la contrada San Giovanni ha pagato regolarmente l’affitto degli anni 2014, 2015 e parte del 2016 ovvero dal momento in cui sono iniziati i lavori edili sulla sede per ospitare la Casa di riposo. Ora, Maurizi spieghi perché il Comune non ha voluto il pagamento degli affitti offertigli nell’anno 2023 dalla San Giovanni mentre ha rateizzato le somme pregresse alla contrada Santa Maria? Perché questa diversità di trattamento? Nessuno ha mai detto che gli affitti non sono dovuti al Comune, anzi; abbiamo chiesto di pagarli più volte e ciò non ci è stato consentito perché lo stesso Comune , a marzo, ha sospeso tutto in attesa della definizione dei contenziosi. La riprova è data dal fatto che nel corso della causa di sfratto, il Comune non ha nemmeno chiesto un decreto ingiuntivo per ottenere il pagamento. Ora, ribadiamo, aspettiamo una formale proposta per affrontare tutta la questione».
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