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«A Monterubbiano per vedersi riconoscere un diritto sancito dalla legge occorre scomodare il prefetto?» L’affondo di Albanesi

MONTERUBBIANO - La capogruppo di opposizione di "Idea Monterubbiano": «Ho scritto al prefetto D’Alascio, grazie al quale la pubblica assise è stata fissata per il 29 ottobre prossimo»

Annamaria Albanesi

«Possibile che per vedersi riconoscere un diritto sancito dalla legge occorra scomodare il Prefetto?». E’ quello che si domanda sarcasticamente Annamaria Albanesi, capogruppo della minoranza consiliare “Idea Monterubbiano”, quesito che Albanesi si pone, dice, «con rammarico».
Albanesi, infatti, sostiene di essersi rivolta al prefetto Edoardo D’Alascio, per segnalare «l’inadempienza della sindaca Marziali: la  mancata convocazione del Consiglio comunale, richiesto dai consiglieri di minoranza ai sensi dell’art. 39 comma 2 D. Lgs. n. 267/2000, entro i 20 giorni previsti dalla legge. Ma andiamo con ordine per capire cosa è successo. Al centro della vicenda – dichiara l’esponente di opposizione – c’è una interrogazione presentata il 13 settembre scorso (dalla stessa Albanesi) sui lavori di restauro del lavatoio cittadino, svolti dal Comune in collaborazione con il Ciip.  Lavori rispetto ai quali la minoranza ha necessità di acquisire le dovute risposte – afferma la Albanesi – in quanto nutre forti dubbi sul rispetto dell’iter politico-amministrativo seguito, in base alla normativa tecnica di riferimento e sulla sussistenza degli atti a supporto, compreso il parere del soprintendente. Nel Consiglio comunale del 18 settembre la risposta all’interrogazione era un punto all’ordine del giorno, ma fu stralciata, in quanto pervenuta 5 giorni prima della seduta e non 10 come previsto dal regolamento.  Così l’indomani noi consiglieri di minoranza abbiamo richiesto la convocazione di un Consiglio comunale ad hoc per avere risposta all’interrogazione da me presentata. Secondo regolamento, il Consiglio avrebbe dovuto essere convocato entro i 20 giorni successivi, precisamente entro il 4 ottobre, cosa non avvenuta. Per questo ho scritto al prefetto D’Alascio, grazie al quale la pubblica assise è stata ora fissata per il 29 ottobre prossimo».
«Mi si conceda qualche riflessione –conclude la capogruppo di minoranza-  è stato tolto il punto all’ordine del giorno in base al regolamento, ma poi la sindaca disattende la legge che impone la convocazione del Consiglio entro 20 giorni? Non credo giusto che la minoranza, ancora oggi, in una società che si definisce civile e democratica, debba scrivere al Prefetto per vedersi riconosciuti i diritti sanciti dalla Costituzione, dalla legge e per di più consolidati dalla giurisprudenza amministrativa. Ritengo che il ruolo della minoranza debba essere assicurato, a prescindere dall’eventuale condivisione delle singole iniziative di cui si fa promotrice. La scelta di non convocare il Consiglio lede la dignità stessa dei consiglieri di minoranza, ne svilisce il ruolo e pregiudica gravemente la possibilità che il Consiglio si faccia espressione democratica della comunità di riferimento.  Il 29 ottobre sentiremo dunque la risposta alla nostra interrogazione. Solo dopo questa entreremo nel merito del restauro del lavatoio che i cittadini non riconoscono più come quello del loro paese».

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