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«Il dopo Basaglia e l’indifferenza oggi imperante»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Il dopo Basaglia e l’indifferenza oggi imperante

Riporto un lacerto delle riflessioni di un’anima gentile, nonché mente illuminata, Giovanni Zamponi: (…) il fenomeno Basaglia non ha dato particolari novità con il trascorrere degli anni. E…il complesso problema della malattia mentale non offre soluzioni semplici o semplificabili. Ora (…) siamo in pieno riflusso con l’aggiunta che un peso ancora maggiore di prima grava sulle famiglie. Che fare? Ogni caso ha bisogno, nei fatti, di interventi mirati e molto differenti, sostenuti da politiche intelligenti e sensibili che sappiano anche tirar fuori dalla comunità quelle gratuità che pure vi risiedono, attivando tutte le microforze che insieme potrebbero generare grandi forze. Ma lo squallore del discorso e dei discorsi pubblici è davvero inenarrabile, mentre gli investimenti di risorse stanno prendendo tutte altre direzioni. È l’esito nichilistico del nichilismo. La fiducia nell’uomo-uomo è stata solo un inganno per distruggere ogni fiducia”.

Già, il discorso non fa una grinza. Famiglie sempre più sole, lasciate a sé stesse, senza aiuti, né sussidi di tipo pedagogico. A battere la grancassa del nulla, proclami sempre più altisonanti da parte dei politici di turno, che si ammantano delle magnifiche sorti e progressive, tradotte in provvedimenti legislativi: che, in realtà, nascondono il vuoto assoluto, in quanto, la maggior parte delle volte, predicano bene, ma non hanno copertura finanziaria. Dunque, sono inattuabili.

Elementare quanto ridicolo espediente per rassicurare l’opinione pubblica, e, sopra tutto, chi vive giorno dopo giorno il “dramma” della solitudine, in una dimensione di convivenza con persone, che la società non vuole. E a cui, in maniera inaccettabile, non vengono garantiti i mezzi necessari a “sopravvivere” in una giungla, che obbedisce alla legge del più forte e, dal punto di vista sociale, alla cultura dello scarto. E pensare che ci vorrebbe, non dico poco, ma solo un po’ di buona volontà, da parte di chi dice di rappresentarci (sic!), per apprestare rimedi (ben ragionati, che si valgano di menti pensanti, con tanto di infrastrutture, reti relazionali, esperti nel settore, spazi aperti) tali da consentire ai figli “diversamente uguali” rispetto a chi non è inchiodato a una carrozzina, ai cosiddetti neurotipici, a chi non solo respira, di vivere con dignità la propria vita. Sono loro a “fare la differenza”. Purché qualcuno se ne accorga.

* giudice 


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