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«Studiosi dall’Emilia Romagna alla scoperta della vecchia Ferrovia e della Filovia»

FERMANO - Due studiosi, Giorgio Fantini e Roberto Renzi, provenienti da Rimini e Modena, sono stati accompagnati da Elvezio Serena: affascinati dai resti della vecchia Ferrovia, ma anche dalla storica Filovia, hanno visitato stazioni, caselli e viadotti della grande e rimpianta opera di Ernesto Besenzanica.

Due studiosi, Giorgio Fantini e Roberto Renzi, provenienti da Rimini e Modena, sono stati accompagnati da Elvezio Serena: affascinati dai resti della vecchia Ferrovia, ma anche dalla storica Filovia, hanno visitato stazioni, caselli e viadotti della grande e rimpianta opera di Ernesto Besenzanica.

«Hanno dedicato una giornata per scoprire e apprezzare, con molta curiosità, i resti dell’antica Ferrovia Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola (1908-1956): stazioni, caselli e viadotti inseriti in un contesto paesaggistico di grande valore, fino ai Sibillini. Ma anche la soppressa Filovia Porto S. Giorgio-Fermo, con linea urbana Largo T. C. Onesti-S. Salvatore (Seminario), attiva dal 6 febbraio 1958 al 31 dicembre 1977, è stata al centro della visita di Roberto Renzi da Rimini e Giorgio Fantini da Modena. Gli studiosi, autori di pubblicazioni su ferrovie e filovie – fa sapere lo stesso professor Elvezio Serena – sono arrivati in treno a Porto S. Giorgio dalle rispettive località e, accolti da me, hanno raggiunto a piedi la vicina stazione della Ferrovia Adriatico-Appennino (F.A.A.). A Fermo si sono incuriositi per alcune peculiarità lungo il percorso urbano: il Sottopassaggio nei pressi del polo scolastico, il tunnel o galleria “Vinci”, la stazione di Santa Lucia, oggi deposito e officina Steat, con il caratteristico Chiosco e la monumentale Scalinata “Besenzanica”. Hanno apprezzato alcune stazioni di seconda classe recuperate e riutilizzate (Monturano-Rapagnano, Santa Vittoria, Smerillo), mentre quella di Falerone è in corso di ristrutturazione, e quella di Grottazzolina sarà recuperata dal comune. Auspicano che si intervenga presto, per bloccare il degrado, nelle tre principali stazioni della linea, classificate di prima classe, Porto S. Giorgio, Fermo e Amandola». 

«Giorgio Fantini, ex autista della Filovia di Modena, ha dichiarato che il tracciato della ferrovia Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola nel tratto urbano del Tronchetto (2300 metri dal cimitero a piazza V. Emanuele di Fermo), non ha nulla da invidiare ai percorsi ferroviari promiscui sulle linee svizzere. Ritiene importante, inoltre – rimarca Serena – valorizzare la storia  e le caratteristiche della filovia. Roberto Renzi, che ha lavorato nelle aziende Atam e Tram di Rimini, gestori della Filovia Rimini-Riccione e, dal 2001, negli enti regolatori del trasporto pubblico locale, con funzioni di programmatore dei servizi, ha dichiarato che su tutti i fabbricati “viaggiatori e merci” (una caratteristica della linea era di non avere magazzini merci staccati dai fabbricati viaggiatori) l’iscrizione “Ferrovia elettrica Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola” è ancora intatta e ricorda ai posteri questa opera partorita dall’ingegno di un grande progettista, Ernesto Besenzanica, che dal 1908 al secondo dopoguerra strappò dall’isolamento le aree interne di questa provincia marchigiana e offrì alla città di Fermo un efficace collegamento ferrotranviario con la stazione della ferrovia Adriatica ubicata a Porto San Giorgio». 

«Tra le stazioni restaurate, che mostrano pregevoli cornici alle finestre, marcapiani e cornicioni in stile, quella di Servigliano (a un piano, come quasi tutte le stazioni intermedie) custodisce un museo del campo di prigionia ubicato nell’area antistante l’impianto e attivo dal 1915 al 1955. Il campo ospitò i prigionieri di due guerre mondiali e le sue vicende si concludono con gli esuli giuliano-dalmati che vi furono accolti dopo l’esodo dalle terre assegnate alla Jugoslavia nel secondo dopoguerra. Pagine di storia dolorose, la cui rievocazione deve continuare a far parte della nostra memoria di italiani. Queste note al termine di una bella giornata, dedicata a scoprire (in compagnia dell’amico Elvezio Serena che – come si dice tra gli appassionati di treni – ci ha fatto da “guida indigena” (e che guida!)) le tracce di questa ferrovia “non” dimenticata, che come tutte quelle che collegavano aree interne oggi costrette a muoversi su gomma, ha lasciato un ricordo indelebile anche se i contorni del ricordo stesso sono ormai persi negli anni e solo i fabbricati superstiti contribuiscono a tenerlo vivo. Il treno della valle del Tenna, come le altre ferrovie che non ci sono più, riposa tra i miti del Novecento. Un secolo cominciato proprio mentre, per dirla con uno dei nostri più grandi cantautori, sembrava il treno stesso un mito di progresso lanciato sopra i continenti”. Gli amici emiliano-romagnoli, grazie alla disponibilità del direttore generale Steat ing. Alessandro Flori, sono stati omaggiati della pubblicazione “La storia dei trasporti nel Fermano”, edito dall’azienda in occasione del venticinquennale (2012)». 

Elvezio Serena, che ringrazia il presidente Giordano Viozzi per l’apertura della Casa della Memoria di Servigliano, ha ricevuto in omaggio pregevoli pubblicazioni degli studiosi Renzi e FantiniNotevole interesse ha destato, inoltre, la storia e il percorso della Filovia, dato che nelle città dei visitatori funzionano filovie (Modena e Rimini, in quest’ultima è attivo anche il MetroMare). La filovia fermana aveva una sottostazione per alimentare la linea elettrica in contrada Mossa, ancora oggi visibile (caratterizzata dallo stemma della F.A.A.) lungo la provinciale. 


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