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«L’Arte, questa sconosciuta»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

L’Arte, questa sconosciuta

“La vita, o si vive, o si scrive”(L. Pirandello)

 

Spesso gli scrittori si domandano se abbia un senso scrivere. Se scrivono, lo fanno per necessità, perché senza vergare di nero la pagina bianca non si sentono se stessi. “Nulla dies sine linea”, dicevano i Romani, nessun giorno (ha da passare) senza scrivere qualcosa. A taluno potrebbe suonare strano: d’altronde, che cosa si ottiene dal tradurre in parole un pensiero, una idea, una emozione? Dal punto di vista materiale niente, se non le gocce d’inchiostro, unite fra loro a tracciare curve, puntini, grafemi. Lo sguardo va dunque spostato su altri piani (molteplici sono le declinazioni dell’Arte), un fascio di luce inghiotte i conati di creazione, quel delirio po(i)etico, in cui l’auctor (sia pictor, musicus, scriptor...)sprofonda, trasumanando.

Creare un opus non è fare commercio con gli enti comuni, della più frusta quotidianità. Creare significa, nel solco del fiammeggiante pensiero di Heidegger (a suo volta debitore di Holderlin) arrischiarsi in territori altri, fruibili da pochi eletti, auscultare suoni e trasalimenti della natura e dell’essere, le note del sé più profondo: trasfigurate in linguaggio “poetico”, altro, come tale demiurgico. Sì che le cose, anche le più scontate, sono elevate al rango di figure archetipe, e il contemplare ha a che fare col mithos, continuamente riproducendosi. Forme del dire che sono historiae, paradigmi, unità di misura delle cose, sondate dal di dentro.

Ma chi coglierà mai fino in fondo i messaggi che l’artista vuol trasmettere? Ci sarà chi, un giorno, si accorgerà del silenzioso passaggio di questi “deraciné” sulla terra? Raccoglierà qualcuno le loro verità che urgono nel silenzio, e vanno ben oltre, anzi, sono del tutto estranee ai vuoti proclami, alle chiacchiere sulle vacuità di questo mondo?
I poeti sono-nel-mondo, e all’un tempo lo trascendono, ma non sono di questo mondo.
Lasceranno dietro di sé orme, che il tempo via via cancellerà. Ma il loro nome, come di sé diceva Keats, rimarrà per sempre scritto sull’acqua, nel sole, nel mare.

In una bava di vento, riflesso nelle pupille.

* giudice


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