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L’importanza della comunicazione nella prevenzione oncologica. Il punto con lo Iom

FERMO - Spunti di riflessione molto interessanti e puntuali approfondimenti di esperti come la psiconcologa Liuva Capezzani del Ipsi TraumaMed di Porto Sant'Elpidio e l'oncologo competente di medicina integrata Luca Imperatori della Ast di Pesaro, proposti dal presidente di Iom Fermo, Licio Livini, e dal presidente di Infinitae, Rachele Zeppilli, in un contesto di considerazioni e di narrazioni di esperienze vissute.

Interessante incontro di psiconcologia organizzato da Iom Fermo e dalle dragonesse di Infinitae sulla comunicazione nella prevenzione oncologica. Spunti di riflessione molto interessanti e puntuali approfondimenti di esperti come la psiconcologa Liuva Capezzani del Ipsi TraumaMed di Porto Sant’Elpidio e l’oncologo competente di medicina integrata Luca Imperatori della Ast di Pesaro, proposti dal presidente di Iom Fermo, Licio Livini, e dal presidente di Infinitae, Rachele Zeppilli, in un contesto di considerazioni e di narrazioni di esperienze vissute, ieri pomeriggio nella sede della Croce verde di Fermo.

Tanto interesse ha suscitato la “parola” che cura, che alleggerisce il dolore psichico del cancro e la “parola” che può salvare la vita di una salute compromessa dal cancro, in un processo di interazione mente/corpo, con una visione olistica della malattia e con il paziente che è partecipe delle decisioni riguardanti la sua salute.

«La cura del cancro – rimarcano dallo Iom guidato da Livini – è vista in una dimensione multi-professionale di tipo olistico, per cui la relazione medico-paziente non è un mezzo per formulare diagnosi ma diventa lo scopo della cura e il paziente potrà concepire il percorso come una malattia a lungo termine e non come una malattia terminale. La prevenzione è la migliore arma per ridurre il rischio di cancro e soprattutto la prevenzione primaria indirizzata su condotte di vita deviate e stili di vita malsani, anticipa una sorta di mosaico oncogeno costituito dai fattori di rischio che hanno il nome di stress, disbiosi, radicali liberi, immunodeficit, fattori di crescita, bassi flussi ed altri che concorrono a modificare in senso negativo gli equilibri cellulari orientando l’unità biologica verso una direzione oncogena. In questi contesti la comunicazione sociale del cancro evolve grazie al progresso della medicina, alla digitalizzazione delle info e soprattutto perché il paziente è trattato come individuo, come persona “mente/corpo e ambiente di vita” e non come malattia. La comunicazione diventando più aperta favorisce una migliore convivenza con la malattia per cui il tono della comunicazione è più empatico e personalizzato perché cerca di rispettare tempi/bisogni/emozioni della persona e del suo contesto di vita. Nella prevenzione occorre un linguaggio semplice, accessibile e fatto anche di testimonianze al fine di promuovere una maggiore consapevolezza per favorire percorsi di monitoraggio preventivo utili a mantenere alta l’attenzione sulla salute».

Ancor più le testimonianze di malattia rese pubbliche riescono a sensibilizzare in maniera significativa e a creare una comunità di solidarietà e di sostegno reciproco soprattutto tra i malati oncologici. Ma il compito chiave della comunicazione oncologica rimane il contrasto della disinformazione che a volte crea illusioni, infondatezze e falsità, e di contro la comunicazione dovrà assumere «un ruolo – concludono dallo Iom – autentico, attendibile, partecipativo, empatico, inclusivo, perché alla comunicazione rimane l’obiettivo di essere in grado di ”creare meno paure e dare più speranze».


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