«Guido non c’è più. Ci siamo incontrati, per la prima volta, oltre 65 anni fa quando era il giovane di bottega di zio Vittò. Da allora, lazzi e polemiche quasi quotidianamente hanno riempito quella che era divenuta la sua bottega. Ora non so aggiungere altro, se non le foto di un suo servizio nei miei unici giorni di ospedale di oltre 10 anni fa e quella della copertina dell’opuscolo “Microstorie dal barbiere”, che ora ristamperò, pubblicato – con sua immensa soddisfazione – nel dicembre 2018». Sono le parole dell’ex senatore fermano Giorgio Cisbani a poche ore dalla scomparsa di Guido Gennaro, storico barbiere della città, rinomato anche per le sue capacità di cuoco.
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Il testo della pagina finale del ritratto di Guido nel “Microstorie dal barbiere” di Giorgio Cisbani
Guido è, dunque, un eclettico personaggio che, in scioltezza,
passa dal rasoio ai fornelli, dagli appuntamenti teatrali alle tribune
(sempre e solo tribune) degli stadi, dalle serate di gala ai discorsi
surreali con il Barone, agli impegni con Gianfilippo Benedetti o a
divertenti incontri con Paolo Volponi. Talvolta pretende di parlare
autorevolmente di politica ma secondo l’amico Stefano, non capisce molto.
Per Renzi che, grazie alla Fiorentina di Della Valle,
nientemeno conosce personalmente sino a darsi del “tu”,
ha preso l’ultima sbandata. Ma, forse, la particolare simpatia
era, più che altro, legata alla comune propensione alla
megalomania, ingenua e innocua la sua, pericolosa
per il Paese quella dell’altro.
Presso la biblioteca “Romolo Spezioli”, straordinaria (in ogni senso, anche
estetico), si può consultare la lettera autografa, datata 29 dicembre 1976, ove
lo scrittore Paolo Volponi, al testo per la cartella di Giuseppe Pende, “Fermo
Storica”, aggiunge alcune considerazioni personali.
Il testo sulla città è abbastanza conosciuto perché è stato stampato in più
circostanze ed inoltre è presente sia in una rivista letteraria, a cura di Alvaro
Valentini, che in una pubblicazione della locale Cassa di Risparmio, a cura di
Emanuela Vitali e Silvia Catalino.
La seconda parte della lettera, invece, è sinora pressoché sconosciuta.
Volponi con affettuosa ironia chiede di salutare anche “l’acconciatore maschile”,
come Guido preferiva (pretendeva) essere chiamato, in virtù del diploma conseguito.
Dopo riconoscimenti, premi e medaglia d’oro, questa “sua presenza”
in biblioteca, meriterebbe che queste pagine avessero un titolo diverso?
Magari: “Il barbiere in biblioteca”?
La prima parte della storica pubblicazione si chiude con questo dubbio amletico.
La storia giudicherà; ora rimane da leggere “… e qualcos’altro”.
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