«Guido Gennaro è stato una figura iconica di Fermo e del Fermano, uomo di valore che ho potuto apprezzare per le sue doti di umana solidarietà, bontà e acuta capacità di leggere la realtà. Si poteva non essere d’accordo con le sue idee ma egli ha sempre cercato di lanciare messaggi di progresso, essendo un fine conoscitore dell’animo umano, come tutti i barbieri». Si apre così il saluto del consigliere comunale Renzo Interlenghi a Guido Gennaro, scomparso ieri all’età di 83 anni.
«Lo ricordo, io bambino e con mio padre, appunto, barbiere a Fermo, tra coloro che, della nuova generazione – prosegue Interlenghi -, “sindacalizzò” questo mestiere perché negli anni ‘70 i barbieri lavoravano anche la domenica e lui fu tra coloro che sostenevano la necessità del doppio giorno di riposo (il lunedì, infatti, è tipico giorno di chiusura delle barbierie). Ricordo lo scetticismo di mio padre, abituato a lavorare in maniera indefessa, timoroso che la perdita di un giorno lavorativo avrebbe compromesso, in parte, i guadagni della settimana. Col tempo si rivelò una battaglia giusta. A questo si aggiunge la coincidenza che volle, la famiglia di mia moglie tra le figure a lui amiche, Rinaldo e Maria di Magliano, insieme al senatore intimo amico, circostanza questa che cementò oltremodo i nostri rapporti e un senso di affettuosa conoscenza che si esplicitava, tutte le mattine al bar, dove lo incontravo intento a far colazione eleggere i giornali. E’ stato tra coloro, non molti ma da me molto apprezzati, che mi votarono, pertanto oltre ai commenti sulla situazione politica in generale, quelli più prettamente legati alla politica fermana ci facevano dilungare qualche minuto in più, durante i nostri fugaci saluti. In lui, rivedevo la figura di mio padre, me la ricordava ogni giorno perché entrambi avevano conosciuto la durezza di quel mestiere, fatto di ore a stare in piedi, con le braccia alzate a metà, la forbice sulla mano destra e il pettine sulla sinistra, la delicatezza di una pettinata, la mano ferma del rasoio, quasi a plasmare quei clienti inebriati dai massaggi e dal dopobarba, immobili, alla mercé di colti lavoratori che tanto appassionavano il pensiero Gramsciano, secondo il quale: “Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri (…) Cosicché essere colto, essere filosofo lo può chiunque…”. Guido tu sei l’emblema di questa frase di Gramsci, che tu possa riposare in pace ed essere ricordato per sempre da chi ti ha voluto bene».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati