di Matteo Achilli (foto Simone Corazza)
Come accade ogni anno il occasione del 21 novembre, questa mattina i carabinieri hanno commemorato la “Virgo Fidelis”, patrona dell’Arma. La celebrazione si è tenuta con una Santa Messa presso la Cattedrale di Fermo ed è stata officiata dal vicario generale don Giordano Trapasso, che ha portato i saluti del vescovo Rocco Pennacchio, impegnato fuori regione. Il sacerdote nella sua omelia ha fatto riferimento a Maria e la sua fedeltà, così come quella che i carabinieri hanno nell’impegno per la giustizia ed il bene di tutti.
«Mi auguro che come Maria, voi siate sempre discepoli di quella verità e di quella giustizia per la quale preghiamo ogni giorno. Infondo voi esistete perchè non è possibile che ogni persona si faccia giustizia da solo – un passaggio dell’omelia – non c’è solo la mia giustizia o la tua, altrimenti non si vive più. Essere al servizio della verità, della giustizia e del bene di tutti, richiede ogni giorno di esserne discepoli. Penso che oggi giorno le nostre comunità e le nostre città abbiano bisogno di persone che si prendano cura a vari livelli della vita degli altri. Il vostro servizio rende abitabile ogni territorio».
Presenti tutte le più alte cariche delle forze dell’ordine, che ogni giorno sono vigili sul nostro territorio, oltre al presidente della provincia Michele Ortenzi e l’assessore Alessandro Ciarrocchi, in rappresentanza della città di Fermo.
«Oggi noi carabinieri celebriamo la festa nostra patrona, giornata che per noi è una e trina – le parole del colonnello Gino Domenico Troiani, comandante provinciale dell’Arma – oggi infatti la chiesa cattolica celebra anche la presentazione della santa vergine al tempio e poi ricordiamo, dopo 83 anni, uno degli atti di valore più mirabili dell’arma dei carabinieri, al seguito del quale gli è stata conferita la seconda medaglia d’oro alla bandiera di guerra, in particolare per la battaglia di Culqualber in Africa orientale. Una data di ricorrenza, celebrazione, ma anche di memoria per un atto di valore collettivo».
Il titolo Virgo Fidelis esprime il significato della vita di Maria e della sua missione di madre e di corredentrice del genere umano affidatale da Dio. Nell’Arma il culto alla Virgo Fidelis iniziò subito dopo l’ultimo conflitto mondiale per iniziativa di Monsignor Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, ordinario militare d’Italia, e di padre Apolloni S.J., cappellano militare capo.
Lo stesso Comandante Generale prese a cuore l’iniziativa e bandì un concorso artistico per un’opera che raffigurasse la Vergine, patrona dei Carabinieri. Lo scultore architetto Giuliano Leonardi rappresentò la Vergine in atteggiamento raccolto mentre, alla luce di una lampada, legge in un libro le parole profetiche dell’Apocalisse: sii fedele sino alla morte.
La scelta della Madonna Virgo Fidelis come celeste patrona dell’Arma è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: nei secoli fedele.
L’8 dicembre 1949, sua santità Pio XII accogliendo l’istanza di monsignor Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber, combattuta in Abissinia (l’attuale Etiopia) dal 6 agosto al 21 novembre 1941 fra italiani e britannici: i Carabinieri non abbandonarono le loro posizioni fino a quando furono sopraffatti. Si immolarono quasi tutti. Fu una delle ultime cruenti battaglie nell’Africa Orientale Italiana.
Un episodio che non pochi hanno accostato all’impresa delle Termopili. Il grande sacrificio di sangue valse la Medaglia d’oro al Valor Militare alla Bandiera dell’Arma dei Carabinieri per il 1° Gruppo Carabinieri in A. O. con la seguente motivazione: “Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare un caposaldo di vitale importanza vi diventava artefice di epica resistenza. Apprestato saldamente a difesa l’impervio settore affidatogli, per tre mesi affrontava con indomito valore le violente aggressività di preponderanti agguerrite forze che conteneva e rintuzzava con audaci atti controffensivi contribuendo decisamente alla vigorosa resistenza dell’intero caposaldo, ed infine, dopo aspre giornate di alterne vicende, a segnare, per ultima volta in terra di Africa, la vittoria delle nostre armi. Delineatasi la crisi, deciso al sacrificio supremo, si saldava graniticamente agli spalti difensivi e li contendeva al soverchiante avversario in sanguinosa impari lotta a corpo a corpo nella quale comandante e carabinieri fusi in un solo eroico blocco, simbolo delle virtù italiche, immolavano la vita, perpetuando le gloriose tradizioni dell’Arma”.
Come di consueto erano presenti le massime cariche civili e tutti i rappresentanti delle diverse FF.AA. e di Polizia, i soci dell’Associazione Nazionale Carabinieri ed una rappresentanza della Croce Rossa italiana. Presenti altresì i famigliari dei carabinieri caduti tra i quali Maria e Mario Tegazi (fratelli del Carabiniere Graziano Tegazi deceduto nel 1969) Elisabetta Vespini e Nicola Seri (vedova e figlio del Maresciallo Federico Seri, deceduto nel 2003).
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