di Matteo Achilli (foto Simone Corazza)
Stop alla violenza di genere, è il messaggio lanciato questa mattina presso la casa circondariale di Fermo, dove si è celebrata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Si è scelto un luogo simbolo, che paradossalmente non ospita detenute donne, ma che da poco è entrato a far parte della rete antiviolenza e che con l’arrivo della direttrice Serena Stoico, ha saputo aprire le sue porte in più occasioni.
L’evento è stato patrocinato dalla Prefettura di Fermo, dalla Provincia di Fermo, dal Comune oltre che dai Comitati delle pari opportunità tra uomo e donna della regione Marche, della provincia di Fermo e dal consiglio dell’ordine degli avvocati di Fermo.
Ad intervenire sono stati il vicario del prefetto, Alessandra De Notaristefano Di Vastogirardi, il presidente della provincia Michele Ortenzi, il sindaco Paolo Calcinaro, Marina Guzzini, presidente della sezione marchigiana dell’associazione italiana degli avvocati per la famiglia ed i minori, che ha patrocinato il nuovo murales nella sala colloqui, realizzato dall’artista fermana Letizia Ciccarelli, che attraverso la sua opera ha voluto raccontare il cambiamento e l’arrivo dei colori in una vita in bianco e nero.
In collegamento oltre 50 classi delle scuole fermane, affinché i messaggi e le testimonianze arrivassero dritte ai giovani e alle nuove generazioni, che vanno educate alla cultura delle pari opportunità e del rispetto di genere. Tutti gli interventi sono stati rivolti ai giovani, soprattutto quello dell’avvocato Alessandro Calogiuri, penalista del foro di Ancona, con grande esperienza nella difesa di vittime di genere: «La violenza di genere è un problema culturale, non basta l’opera delle forze dell’ordine o dei centri antiviolenza, perché tutto arriva dopo l’accesso al pronto soccorso o dopo che l’evento infausto sia avvenuto. Bisogna agire prima, a livello educativo e rieducativo. Cosa vuoi che sia un insulto o uno schiaffo ogni tanto? No, non è così. Le donne spesso subiscono violenza tra le mura domestiche. La società purtroppo ha in sé l’autore di violenza, che va riconosciuto. La relazione, se edonistica è sbagliata. Facile capire la violenza quando parliamo di schiaffi, accoltellamenti o stupri, ma va fatto anche quando si parla di stalking, ingiuria, condizionamenti psicologici, atteggiamenti che se reiterati creano una situazione maltrattante». A chiudere la giornata, anche l’inaugurazione di una panchina rossa accanto all’ingresso principale della casa di reclusione.
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