«Sono 50 le donne ricorse nel 2023 al supporto del Centro antiviolenza in provincia di Fermo, in leggera crescita rispetto al 2022.
Le denunce di violenze subite sono un indicatore fondamentale ma non rispecchiano completamente la situazione, caratterizzata da eventi non dichiarati e quindi non registrati. Nonostante si stiano facendo molti sforzi per fare luce in modo sempre più chiaro sulla violenza di genere, i dati a disposizione sono ancora abbastanza frammentati» così il Coordinamento provinciale donne democratiche Fermo nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
«Gli accessi ai Centri antiviolenza fanno riferimento al fenomeno emerso, ma probabilmente ci troviamo di fronte a un potenziale sommerso. Ci sono molte variabili, infatti, che possono influenzare le dichiarazioni, tra cui la volontà di rimozione, il pudore sociale, il non riconoscimento o l’accettazione della violenza, e non ultima la paura di potenziali ripercussioni. La violenza di genere può colpire due volte i bambini e i ragazzi che la subiscono. Che si tratti di violenze a cui si assiste o subite in prima persona, i figli e le figlie che vivono un ambiente familiare di soprusi patiscono un trauma indelebile. Questo ha conseguenze immediate, come senso di inquietudine, aggressività, comportamenti adultizzati. Vi può essere però anche un effetto di più lungo termine ed è possibile che, crescere in un contesto familiare violento, aumenti la probabilità di acquisire modelli comportamentali negativi, o comunque di accettarli come normali» prosegue il Coordinamento cha aggiunge: «Attualmente la tolleranza verso forme di violenza fisica all’interno di una coppia è diminuita, ma non scomparsa. Inoltre, persino tra i giovani appare rilevante la quota di chi dichiara di accettare il controllo dell’uomo sulla comunicazione della partner (10,2%). Per contrastare questi fenomeni serve lavorare fin dalle scuole sulla consapevolezza di cosa rappresenti la violenza di genere, scardinando anche il retroterra di stereotipi e discriminazioni che ne è alla base, per acquisire sin dall’infanzia una cultura di parità e rispetto verso le donne. Questo non può che realizzarsi attraverso una sinergia che può essere preziosa tra comunità educante, scuole, rete dei centri antiviolenza».
Il coordinamento provinciale Fermo delle donne democratiche, attraverso la portavoce Elisabetta Baldassarri, ritiene che sia necessario coinvolgere sempre di più le organizzazioni che nel territorio sono impegnate nel supporto alle donne, chi si espone per salvaguardare l’occupazione femminile, il lavoro di cura, i servizi sanitari rivolti in particolare alle donne e al sostegno del lavoro di cura delle donne. «Non possiamo tralasciare come coordinamento una riflessione e azioni per garantire la sostenibilità nel nostro territorio, attraverso un apporto di contenuti e iniziativa politica; la nostra Provincia è maglia nera regionale per il trasporto pubblico locale, questo va fatto pesare e su questo dobbiamo incidere, così come sulla progettazione urbanistica e dei servizi socio assistenziali. La collaborazione con tutti gli attori presenti in questo territorio, dai partiti politici, sindacati, enti del terzo settore e movimenti della società civile che hanno a cuore la crescita di una società più equa, solidale e paritaria, fa sicuramente la differenza. Sicuramente importanti sono le iniziative di sensibilizzazione che si svolgono nel mese di novembre, in concomitanza con il periodo legato al 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, iniziative che però spesso vedono una platea di donne già motivate e consapevoli, di gran lunga più importante è guardare fuori, costruire relazioni con le donne che tutti i giorni faticano ad esprimersi, ad emergere, a reagire perché sotto il gioco pesante della violenza economica, non si sentono accolte e riconosciute perché non hanno riferimenti. Il nostro presidio c’è oltre il 25 novembre, soprattutto al fianco delle donne senza voce».
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