di Sandro Renzi
Lo spettro dell’usura si riaffaccia anche nelle Marche dove, se è vero che in tre province il dato è preceduto dal segno meno, altrettanto vero è che in altre due a prevalere è il segno più. Parliamo delle segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia effettuate, al 30 giugno, dagli intermediari finanziari (banche, società di leasing etc) per debiti superiori a 30 mila euro. Questa schedatura impedisce alle attività segnalate di richiedere nuovi prestiti e finisce con il creare indirettamente, talvolta, un terreno fertile per le infiltrazioni criminali. A scivolare nell’area dell’insolvenza, secondo il Centro studi della Cgia di Mestre, sono soprattutto piccoli imprenditori, commercianti ed artigiani. Il sud, analizzando i dati, è più a rischio del centro-nord. Sono infatti oltre 39 mila le aziende in sofferenza di liquidità; 29 mila al centro e oltre 19 mila nel ricco nord-est.
Se il Mezzogiorno è l’area geografica d’Italia più a rischio usura, i proventi di queste attività illegali vengono sempre più reinvestiti al Nord. Negli ultimi tempi, infatti, le indagini effettuate dalla Direzione Investigativa Antimafia dimostrano che il denaro contante, proveniente dalle attività criminali primarie, come l’usura, trova poi in reimpiego nelle regioni settentrionali. «Chi finisce nella black list della Centrale dei Rischi difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai. Per evitare che questa criticità si diffonda, la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura”» scrive il Centro studi dell’associazione di Mestre. Il rischio usura, sempre stando alla Cgia, rischia di espandersi anche a causa del credit crunch, ovvero il crollo dei prestiti bancari alle imprese italiane e stimato in -350 miliardi in 12 anni. Dopo diversi anni di calo, dunque, torna a salire il numero delle aziende in sofferenza -sfiorano quasi le 118 mila unità- allarmando le categorie che le rappresentano.
Gli imprenditori che vengono segnalati alla Centrale Rischi della Banca d’Italia non sempre lo devono ad una cattiva gestione finanziaria della propria azienda. «Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere con regolarità i pagamenti dei propri committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi». Dando uno sguardo più da vicino alle cinque province marchigiane si segnala che Fermo (-5), Ascoli (-5) e Pesaro (-22) hanno fatto registrare un calo nelle segnalazioni di aziende con sofferenze alla Centrale dei Rischi. Per il Fermano sono 466, per l’Ascolano 452 e 701 per il Pesarese. Preoccupano di più Maceratese ed Anconetano dove le segnalazioni sono aumentate rispetto al 2023. Nel primo caso 715 ( +13) e nel secondo 960 ( +35). A livello regionale, tenendo conto dei saldi positivo e negativo in termini di registrazione alla Centrale, le Marche fanno segnare ben 3.294 imprese a rischio di usura.
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