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La comicità di Macchini al teatro di Montappone

EVENTO - Appuntamento stasera per il Festival Storie, in scena lo spettacolo “110%”

Piero Massimo Macchini (foto da Festival Storie)

Il Teatro Italia di Montappone, inaugurato due settimane fa, si prepara ad accogliere il Festival Storie, che da luglio sta animando le piazze e i teatri di 12 borghi tra il Fermano e il Maceratese. Il primo appuntamento è fissato per venerdì 29 Novembre alle ore 21.30, con protagonista assoluto Piero Massimo Macchini. Il comico fermano porterà sul palco uno spettacolo unico e coinvolgente che, con la sua comicità inconfondibile e il suo talento per l’osservazione della realtà, affronta un tema che ha toccato tutti: l’epopea del Bonus 110%. Attraverso ironia e satira, Macchini trasforma la storia di una ristrutturazione – quella della casa di famiglia – in un racconto che diventa anche metafora della vita. La serata, grazie a un artista capace di ridere di sé e della società, sarà un momento di condivisione, risate, ma anche un invito a riflettere insieme. I pochissimi biglietti rimasti (15 euro intero, 8 euro ridotto) sono disponibili ai numeri: 0734.632800 e 0734.710026.
Macchini, nel suo spettacolo 110%, lei prende spunto dal celebre bonus per le ristrutturazioni. Come ha avuto l’idea di trasformare un tema così concreto in un’occasione di comicità? 
«Lì è come essere di fronte ad un bivio, da una parte una collera perenne dove tutto vira verso il sarcasmo, un tipo di umorismo che non aiuta, dall’altra parte invece hai la possibilità di raccontare questa storia, che è la storia di molti italiani, dal tuo punto di vista, facendola diventare una storia condivisa e condivisibile. Anche perché diciamo la verità, 110 o no, la ristrutturazione della casa è sempre una tragedia. Questo è sia uno spettacolo comico, in cui si ride molto, ma ammetto, anche di denuncia».
Gran parte della sua comicità spesso nasce dall’osservazione del mondo e delle sue esperienze personali. Come riesce a renderle universali per il pubblico?
«L’unica storia che possiamo raccontare è la nostra. In questa ci sono realmente 4 anni della mia vita investiti nella casa storica della mia famiglia. E in questo vortice di promesse non mantenute, spese, documenti, notti insonni, ci siamo passati in molto. E se non ci sei passato, conosci sicuramente qualcuno che ha provato a ristruttura casa col bonus 110%. Perciò lo spettacolo funziona: io metto in scena le mie disavventure, e la gente si riconosce. Il segreto è prendere una realtà complessa, metterci la tua esperienza personale e restituirla al pubblico con leggerezza».
 
Il Festival Storie valorizza il racconto in tutte le sue forme. Qual è il suo contributo al “racconto” di un territorio come quello fermano? 
«Il territorio l’ho raccontato in lungo e in largo ormai, sotto tanti punti vista, quindi il mio è un contributo al 110% (ride, ndr). Seriamente, secondo me in questo periodo di humor nero dilagante, di nichilismo assoluto, c’è bisogno di ridere con più leggerezza e prendersi meno sul serio. Io ormai sono orgoglioso di essere un veterano del Festival Storie, partecipo sempre con piacere perché è un’eccellenza che porta cultura e spettacolo nelle piccole comunità colpite dal terremoto. Anche con la comicità, che è una forma di cultura che non solo intrattiene, ma illumina, racconta e rende le cose più affrontabili. E’ facile fare la stagione nei grandi teatri con fondi importanti e nomi di grido, ma poi la sensazione è quella di stare nel salotto di casa, ma con le poltrone incelofanate».
 
Sta lavorando a qualche nuovo spettacolo?
«Si, sto scrivendo il nuovo spettacolo che si intitola “La gente mormorano” e sarà tutto incentrato sul pettegolezzo, debutterà il 27 dicembre e magari ci rivedremo nella prossima edizione del Festival Storie».

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