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«Fermo città dei Presepi, la loro storia e il senso del Natale»

FERMO - Tra presente e passato la riflessione e la ricostruzione storica del presepe a cura della docente Maria Teresa Eleuteri

Maria Teresa Eleuteri

di Maria Teresa Eleuteri *

«Fermo città dei Presepi – Natale 2024. Questo evento, che celebra la creatività in tutte le sue forme, offre un’esperienza pensata per coinvolgere i visitatori creando un dialogo tra passato e futuro dell’arte. Fermo è una città che vanta un’eredità artistica e culturale di straordinario valore, il suo passato si fonde armoniosamente con un presente dinamico. Fermo offre una cornice suggestiva capace di esaltare le opere esposte e creare un’atmosfera unica quale è quella del Natale.
L’arte non è solo un mezzo di comunicazione visiva, è un linguaggio universale che ci permette di toccare verità profonde, di condividere emozioni e di elevare lo sguardo verso il cielo».
A parlare è Maria Teresa Eleuteri, un’insegnante di Storia dell’Arte e Discipline Pittoriche: «Ho sempre messo in luce con i miei alunni o con interlocutori l’importanza della civiltà cristiana che ha scritto una parte importantissima della nostra storia. Come artista e come insegnante voglio mettere in evidenza il valore “didascalico” delle immagini che sono state per secoli “biblia pauperum”, la Bibbia dei poveri, cioè della massa che non sapeva né leggere né scrivere anticipando con grande modernità quello che oggi le “immagini computerizzate” ci offrono. La percezione visiva procura emozioni che penetrano nei cuori, per secoli i cristiani hanno letto con i loro occhi quel messaggio meraviglioso che ci ha trasmesso Gesù, i “pittori di Dio” hanno lasciato un’iconografia molto importante, tutti sono in grado di leggerla, chi più chi meno, anche gli occhi di un bambino sanno percepire antichi e recenti messaggi. Il bello di questa narrazione sta nella corrispondenza che si crea tra l’immagine e la persona che la guarda».

«La pittura e la scultura cristiana per secoli hanno saputo trasmettere il grande messaggio d’amore di Gesù. Oggi sono trascorsi 2024 anni dalla sua nascita ma quello che Gesù ci ha tramandato attraverso l’opera di artisti, di santi, di evangelisti, è attualissimo. Non dimentichiamo nemmeno le nostre belle tradizioni, quello che i nostri nonni ci hanno voluto trasmettere con i loro racconti, con le loro preghiere e il loro esempio di vita. Non lasciamoci coinvolgere da messaggi mendaci che spesso i “mass media” ci vogliono trasmettere, insegniamo a chi ci è vicino il “messaggio cristiano”.
Fu San Francesco, dopo un viaggio in Palestina nell’anno 1223, precisamente il 24 dicembre, che realizzò il primo Presepe vivente della storia a Greccio, una località del Lazio a 700 metri di altitudine, incastonato tra le rocce. Il santo desiderava che a Natale ogni credente esaltasse il Signore in questo modo. Due settimane prima del Natale 1223 Francesco mandò a chiamare il suo amico Giovanni Velita, signore di Greccio, nella zona di Rieti, che possedeva un’alta montagna picco, tutta “traforata” da grotte e coronata da boschi. Iniziò un presepe vivente fatto di fedeli che celebravano la “povertà di Dio”. In realtà San Francesco non ha “inventato“ il presepe come noi lo concepiamo, egli volle che il “sacrificio” della Messa nella notte di Natale fosse celebrato nell’ambiente in cui Gesù è nato, cioè nella stalla. Centro della celebrazione fu la mangiatoia appositamente preparata con il bue e l’asinello. Come uniche comparse c’erano i pastori, nella mangiatoia apparve un miracolo il “Bambino Gesù” come segno della particolare predilezione divina per il Santo e per la sua scelta a favore della povertà. Questo è quanto risulta dal racconto dell’avvenimento che ne fa Tommaso da Celano, il primo biografo di San Francesco che dunque non può essere ritenuto l’inventore del Presepe ma lo ha anticipato. Il merito spetta ad un altro santo, San Gaetano da Thiene: arrivò a Napoli nel 1534, fu lui che iniziò la tradizione. Nel 1700 il Presepe napoletano visse la sua stagione d’oro, uscendo dalle chiese dove era oggetto di devozione, per entrare nelle dimore dei nobili e ricchi borghesi. Questi gareggiavano per allestire impianti scenografici. L’arte presepiale napoletana si è mantenuta inalterata per secoli diventando parte della tradizione natalizia dei cristiani.
Mi sento, come cristiana, di ringraziare i “numerosi volontari che da anni lavorano per il Natale a Fermo; gli “Amici del Presepe” di Fermo: Natalino Mattieto, Domenico Nucci, Donatella Pieragostini, supportati dalla Pro Loco di Fermo con il presidente Claudio Lardani e  i collaboratori Federico Balilli, Umberto Rossi, Luca e Giuseppe Pieragostini, Emanuele e Marco Ribera. Mi sento anche di ringraziare le varie contrade del Palio di Fermo che allestiranno il Presepe vivente.
Spero di aver contribuito a far riflettere sullo “Spirito del Natale” e invio a tutti un augurio di serenità, salute, calore, amore e speranza.

* docente di Storia dell’Arte e Discipline Pittoriche, scenografa

Un dipinto di Maria Teresa Eleuteri

Un dipinto di Maria Teresa Eleuteri

Un dipinto di Maria Teresa Eleuteri


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