di Giuseppe Fedeli *
Dis-viare
“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero” (O.Wilde)
Se uno ci pensa bene, la vita “biologica” non è tanto una lotta per la sopravvivenza, ma un arrovellarsi continuo per neutralizzarne la minaccia, mascherandone il volto, nella illusione di sgominarla. L’uomo non ama, questa è la verità, confrontarsi col proprio ego, troppo impegnativa e votata allo scacco sarebbe la disfida, una sciarada di sfingea insidiosità, che lo metterebbe a nudo davanti alla sua miseria e caducità. Preferisce così distornare (vi sono eccezioni che confermano la regola, rappresentate da chi ha fatto pace con se stesso, raggiungendo l’equilibrio), e piegare nelle regioni del di-vertimento (da deverti, deviare da), in quella ebbrezza dionisiaca, in quella ubriacatura dei sensi, passata la quale egli si trova ancor più solo ed esule di prima. Dura fatica mettere le cose in chiaro con se stessi, con quel nucleo profondo, magmatico, pronto ad esplodere, al minimo innesco, come una santabarbara. È più facile menare la quotidianità al servizio del sistema, dà sicurezza percorrere i soliti binari, casa-lavoro-divertimento(leggi: diversione dalla coazione a ripetere). Ma anche questa triade è un costrizione, perché, ove mancasse, l’individuo si troverebbe spaesato, a sé alieno (quando non alienato). C’è leggerezza e leggerezza, supremo dono degli dèi: leggerezza fatta di sana gaiezza, di una visione disincantata sulle cose, con l’arma affilata dell’ironia, a debellare il pensiero martellante della imminenza della morte. Nemmeno all’arrivo puntuale del week end (“vietato toccare”) c’è tempo per guardarsi dentro, per intus-se-legere-: si butterebbero ore preziose, da spendere nel divertimento a tutti i costi. L’uomo evita così di guardare sulle pupille il mondo, e chi ha scelto di far parte del suo mondo. Procrastinando la conoscenza di sé a data da destinarsi. Fin quando, sull’orlo del baratro, si butta a capofitto in quella vertigine senza fine, a cercare l’appiglio del vuoto: ben più feroci sono i fantasmi, che incontrerebbe nella notte.
* giudice
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