di Silvia Ilari
Il sindaco non si sbilancia ed esprime i suoi dubbi in merito. «L’identità va tutelata. La fusione non va fatta alle spese del territorio. Sono garante per i miei cittadini, che hanno l’ultima parola. Deve risultare vantaggiosa per loro».
Dopo aver ascoltato, qualche giorno fa, la voce degli altri due sindaci in causa sul tema fusione, Mario Clementi per Montappone ed Elio Vincenzi per Monte Vidon Corrado, ora è la volta di Gilberto Caraceni, primo cittadino di Massa Fermana.
Tra poche ore, alle 18, avverrà il primo confronto tra i tre sull’argomento, nella sala consiliare del Comune di Montappone, coadiuvati dalla presenza di due esperti (Guido Benigni e Federico Gusmeroli) e del sindaco di Valfornace, comune nato proprio da una fusione, Massimo Citrarra. Con loro, Paolo Calcinaro in veste di vice- presidente ANCI Marche e Luigi Amedeo Antinori, imprenditori e sostenitore della causa.
«Il tutto è da valutare. È una decisione importante, prima di prendere una posizione devo parlare con la Giunta e fare delle assemblee, oltre al referendum naturalmente. Devono decidere i cittadini, io ho una delega per rappresentarli e devo farlo nel migliore dei modi. Voglio tutelare l’identità di Massa Fermana» sono le prime parole di Caraceni quando ci accoglie nel suo ufficio in Comune. «Inoltre, io ho la possibilità di fare la fusione anche con delle realtà del Maceratese, dovrei vedere quale potrebbe essere la situazione migliore. Oggi come oggi devo fare un discorso ad ampio raggio. Non posso fare una fusione magari con chi pensa solo al proprio orticello e non per tutto il territorio».
Ha questo timore? «No, in realtà no. Lo direi. Dico solo che devo salvaguardare i diritti dei miei cittadini.
Io vedo la fusione come un matrimonio. A distanza di tempo, stando insieme, le problematiche possono nascere e crescere per poi finire magari a consultare avvocati, frequentare tribunali, io questo non lo voglio».
Il Sindaco esprime, prima di tutto, dubbi sulla riorganizzazione degli uffici. «Sicuramente ci sarà da fare un discorso in merito all’unione dei servizi. Io l’ufficio tecnico qui lo devo tenere aperto, stessa cosa dicasi per l’anagrafe e la ragioneria. Faccio questo tipo di ragionamento: se io devo venire a Massa Fermana a fare la carta d’identità, ho l’ufficio aperto dalle 8 alle 14, se devo andare in un Comune più grande magari gli orari sono più limitati. Inoltre, per esempio, con il servizio unico dell’immondizia in passato non abbiamo trovato un accordo, avrei dovuto acquistare nuovi cassonetti con il metodo attuale e per un territorio frastagliato. Avrei dovuto aumentare la TARI, senza contare la richiesta di legarsi a una ditta per 15 anni. Ho preferito di no».
In sintesi, lei non vorrebbe che la fusione depauperasse i servizi del suo Comune. «Lo ripeto: io sono per la tutela dell’identità. Se avviene la fusione e i Comuni all’atto pratico spariscono pur avendo lo stesso nome sulla carta, a me non sta bene. Non sono i soldi la cosa principale (parla dei finanziamenti ottenuti dalle realtà che optano per la fusione ndr), seppur poi vorrei capire bene quanti di questi fattivamente ricadrebbero nel territorio di Massa Fermana. Posso dirle una cosa: se c’è la volontà dei cittadini, io non ostacolerò nessuno e non andrò nelle case a dire: “Non fare questo, non fare quell’altro”. Non è una questione di poltrona, io ho fatto il sindaco per cinque volte, sono contento di essere stato rieletto, ma comunque il mio tempo l’ho fatto. Ieri sono stato a verificare dei lavori, siamo sicuri che dopo la fusione, riusciremmo a seguire ogni parte del territorio così nello specifico? Io devo essere sicuro che questa cosa vada a vantaggio dei cittadini e del Comune di Massa Fermana. C’è un lavorone dietro, anche per la questione scuola».
Cioè?
«Se c’è la fusione, Massa Fermana non deve perdere la scuola dell’infanzia. La Scuola è indice di ricchezza, non solo intellettuale, ma anche demografica. Inoltre, dà lavoro: c’è una cuoca per i bambini per esempio. Inoltre, a Massa Fermana c’è un unico generi alimentari, dove io stesso faccio la spesa. Chiudendo e delocalizzando, le attività vanno in sofferenza. Quello che dobbiamo fare è lavorare sulle singole persone e sull’integrazione. Ogni persona che rimane a Massa Fermana, che lavora, è una vittoria».
Come singolo, cosa pensa della fusione?
«Non mi attrae particolarmente, ma valuterò la cosa. Ho strutturato gli uffici e già dal ’95 il personale è di molto diminuito, ho preso degli impegni con queste persone che lavorano. Ci sono tante variabili in gioco. Ai cittadini voglio far sentire entrambe le campane».
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