«Il 15 dicembre ho finalmente assistito al concerto della orchestra sinfonica nazionale cinese: è stato un trionfo assoluto, l’opera di Dubai era piena zeppa. Ero stato ufficialmente invitato dall’ambasciata cinese ad Abu Dhabi qualche mese fa e ho volentieri investito tutto il necessario per prendere l’aereo, installarmi a Dubai per 2/3 giorni e prepararmi fisicamente e psicologicamente al grande evento». A raccontare la straordinaria avventura, che va oltre la musica, è il professor Paolo Sabbatini, ambasciatore per le relazioni culturali tra Italia e Cina al World Sinology Center, Beijing, Qingdao.
L’aspettativa era al culmine: l’opera di Dubai è un edificio che coniuga la gradevolezza del design all’eccellenza della tecnologia sonora.
«Quando le luci si sono finalmente spente e l’orchestra cinese è entrata – racconta il diplomatico originario di Porto Sant’Elpidio – l’assemblea ha emesso un sussurro di trepidazione e di compiacimento, culminato in un applauso strepitoso all’entrata della giovane direttrice d’orchestra Jing Huan e della superstar, il violinista solista Ning Feng. Ero confortabilmente installato alla terza fila di platea, un regalo dei miei amici diplomatici; intorno a me c’erano vip emiratini e cinesi, e soprattutto tanti melomani tra cui numerosi italiani che ho riconosciuto, alcuni dei quali intervenuti dall’estero su mia segnalazione. Il concerto, come di rigore per un evento di diplomazia culturale, si è aperto con un pezzo strumentale locale, composto da Hihab Darwish: “Ya Bahr”, nel corso del quale i musicisti cinesi si sono alternati con virtuosi emiratini al liuto, al flauto di legno, all’arpa da tavolo. Un proemio perfetto all’insegna del meticciato culturale, e il compositore Darwish, salito sul palcoscenico alla fine del brano, ha ricevuto una entusiastica ovazione. In seguito, Ning Feng intrattenuto l’uditorio con la famosa suite sinfonica “Butterfly Lovers” composta nel 1959 da He Zhanhao e Chen Gang, Il “cavallo di battaglia” dell’ orchestra cinese. Egli ha saputo trarre dal suo eccelso strumento (lo Stradivari Vieuxtemps Hauser 1710) delle melodie di una dolcezza infinita. In un silenzio ininterrotto tutti gli astanti erano col fiato sospeso e ho dovuto trattenere i miei singhiozzi mentre le lacrime scorrevano copiose, perché questo brano di musica immortale e magistrale sa pizzicare le corde del cuore di chi lo sente. Devo qui menzionare il dialogo tra violino e violoncello, momento saliente del rapporto tra i due protagonisti: il giovane maestro cellista Li Cheng ha interpretato con gioia e passione questo struggente rapporto, assolutamente sulla stessa lunghezza d’onda con il violinista».
Dopo l’intervallo, l’orchestra ha ripreso suonando la famosa suite Scheherazade di Rimsky Korsakov. «Non ho potuto fare a meno – continua il diplomatico – di ammirare la scelta perfetta dei brani in programma: un inno ininterrotto all’amicizia del popolo cinese con la cultura europea orientale, quasi correndo a cavallo sulla via della seta. Alla fine, gli applausi erano talmente eccitati che la direttrice Jiang ha regalato a sorpresa ben tre “encore”, tra cui il “Trepak” dallo Schiaccianoci di Tchaikovsky, un preludio alle festività del Natale che affratellano tutti gli uomini della terra e, gran finale, il brano cinese … che ha mandato la platea in delirio. Anch’io alla fine sono salito sul palco per congratularmi con la direttrice Jing che mi ha informato che a fine anno 2025 condurrà a Pechino in concerto “I Pini di Roma” di Respighi, il suo pezzo preferito (e anche il mio): anche in questo caso si tratterà di un evento di diplomazia culturale che non potrò mancare».
(foto gentilmente concesse dall’ambasciatore Paolo Sabbatini)
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