servizio di Simone Corazza
«Auspico che l’esperienza giubilare aiuti ad alzare lo sguardo per far incontrare le speranze che ci animano con Cristo risorto, compimento della nostra speranza, senza il quale tutto diventa vago, destinato ad esaudirsi nell’orizzonte terreno». Con queste parole, l’arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio, oggi pomeriggio, ha celebrato l’apertura del Giubileo al duomo di Fermo.
I fedeli dell’Arcidiocesi di Fermo, guidati proprio dall’arcivescovo, insieme al clero diocesano, si sono ritrovati alle ore 16 nella chiesa concattedrale di San Domenico per un momento di preghiera e di lode. Da lì la processione per le vie del centro storico alla volta della Cattedrale, chiesa madre di tutte le chiese dell’Arcidiocesi.
Una volta arrivati, l’ingresso in Cattedrale attraverso la porta principale. Sulla soglia il vescovo ha innalzato la croce che ha guidato la processione, e rivolto al popolo, con una acclamazione lo ha invitato alla venerazione del “dolce legno che porta appeso il Signore del mondo” (Inno del Venerdì Santo “Passione del Signore”). Una volta entrati, si è dato inizio al rito della memoria del battesimo al fonte battesimale, e poi la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo.
Quest’oggi non si è vissuta la celebrazione dell’apertura della porta santa nell’Arcidiocesi di Fermo (come è avvenuto in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia), ma la celebrazione di apertura del Giubileo nelle Chiese particolari (diocesi).
«I pellegrini – ha aggiunto l’arcivescovo rivolgendosi ai fedeli – sono spinti dalla speranza che sostiene il cammino ma che ne è anche la meta. La vita è un viaggio verso una meta misteriosa. Il desiderio di partire per andare verso un’altra terra come pure la decisione di uscire dalle proprie sicurezze non di rado vedono protagonisti i giovani, e penso al Cammino di Santiago, perché quasi predisposti a percorrere le possibilità che offre il mondo. La speranza è un desiderio ma anche, in quanto Dio speranza compiuta, il fine del nostro cammino. Per il cristiano la speranza si radica nella certezza che la nostra esistenza rimane preziosa agli occhi di Dio al punto da non perdersi nel nulla ma da essere destinata ad incontrarlo nell’Eternità. Auspico che l’esperienza giubilare aiuti ad alzare lo sguardo per far incontrare le speranze che ci animano con Cristo risorto, compimento della nostra speranza, senza il quale tutto diventa vago, destinato ad esaudirsi nell’orizzonte terreno».
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