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Gherardo Colombo a teatro: «Se ci domandassimo come possiamo salvarci, rispetteremmo la Costituzione»

PORTO SAN GIORGIO - L'ex magistrato, protagonista della maxi inchiesta anit-corruzione Mani Pulite, ieri sera al teatro comunale. Analisi e spunti di riflessione dai giovani alla scuola e alla giustizia: «Le regole non sono un obbligo, sono uno strumento. E il primo è la Costituzione»

Gherardo Colombo

Partiamo dalla fine. Da quell’invito che diventa quasi un leit motiv per una vita incentrata sul rispetto delle regole sì ma anche sulla capacità cognitiva di farle proprie: «Come possiamo salvarci? Se ce lo chiedessimo, la Costituzione la rispetteremmo». Con queste parole, infatti, Gherardo Colombo ieri sera, dopo l’introduzione e il benvenuto del sindaco Valerio Vesprini, ha salutato il pubblico accorso al teatro di Porto San Giorgio per ascoltarlo.

L’ex magistrato, protagonista indiscusso della stagione di Mani Pulite, baluardo della lotta alla corruzione, e oggi impegnato a diffondere “il verbo” della legalità, è infatti arrivato in città per l’evento “Anche per giocare servono le regole. Educare alla legalità”.

Un Colombo, quello presentatosi alla platea, dai toni a tratti dissacranti. Parole, le sue, che all’occhio più miope potrebbero sembrare anche rivoluzionarie, soprattutto se arrivano da un ex magistrato. Ma che, invece, non fanno altro che stimolare la riflessione e spingere al senso critico.

Innanzitutto il concetto di regole che vanno vissute non come obblighi ma come strumenti. E la Costituzione, parola regina della serata insieme al concetto di pari dignità, è la prima delle regole. Ma anche molto altro: da una discriminazione che ancora avvinghi i tanti ambiti della nostra società e che si annida in una «cultura sedimentata», al suo superamento che si raggiungerebbe proprio se «rispettassimo la Costituzione». Ma per osservarla al meglio, secondo Colombo, il testo sacro della nostra Repubblica andrebbe conosciuto e capito. Capitolo cittadinanza, tasse e stranieri, con l’ex magistrato che ha invitato a riflettere sul fatto che il cittadino è colui che ha diritto di voto, salvo qualche eccezione. «Le tasse le pagano anche gli stranieri ma sono i cittadini che scelgono (col voto) chi ne amministra i proventi. Questa, per me, è un’ingiustizia». Si diceva, parole che sembrano rivoluzionarie, come quando l’ex magistrato ha approfondito i concetti di legalità e rispetto della legge: «Se questa è chiaramente ingiusta bisogna ribellarsi. Andava fatto con le leggi razziali, ad esempio. E poi ricordate che il progresso spesso è passato dalla trasgressione, vedasi Galileo o Rosa Parks. Se il Parlamento introducesse la pena di morte, sarebbe una legge da osservare?». Ecco dunque spiegato il concetto di “trasgressione” secondo Colombo e quali norme vanno osteggiate, combattute. Altro esempio, le condizioni dei detenuti in alcune carceri in Italia. Ma tra furbetti, corrotti e corruttori, illegalità diffusa, “fatta la legge, trovato l’inganno”, il nostro Paese non è che brilli per rispetto delle regole. «Non è che non seguiamo le regole – la provocazione sarcastica di Colombo – ne seguiamo di “altre”».

Non è ovviamente mancato il passaggio sui disagi dei giovani, d’altronde è a loro che l’ex magistrato si rivolge da anni, per cercare di diffondere il concetto di legalità: «Problematici? Li abbiamo educati noi dunque dovremmo guardare anche alle cause e non solo agli effetti. Magari abbiamo sbagliato noi sul come li abbiamo educati». Andiamo a sintesi: «Il problema dei giovani sono gli adulti». Nuove generazioni che fanno inevitabilmente il paio con la scuola «che ormai è vista più come istruzione e meno come educazione. La scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a essere liberi e dunque a scegliere. Ma, sia chiaro, scegliere non significa fare quello che ci pare anche perché una scelta ci mette sempre dinanzi a un bivio. La scuola dovrebbe essere un luogo dove non si compete e non è poi così educata alla non discriminazione. Capita che il figlio di un primario non sia trattato come quello di un operatore ecologico. A volte è anche un luogo di potere e se un professore finge di non accorgersi che un ragazzo ha copiato il compito, asseconda l’imbroglio. poi non lamentiamoci se ci sono gli evasori delle tasse. Serve coraggio e fortunatamente c’è chi di coraggio ne ha».

Capitolo giustizia, anche ad orologeria, così come magistratura e pene. Sulle aule di tribunale campeggia la frase “La legge è uguale per tutti” «ma tutti noi siamo diversi gli uni dagli altri. Allora stesse condizioni, stesso trattamento». E se un giudice sbaglia? «I giudici sono esseri umani, possono sbagliare. Può succedere che qualcuno non veda la propria parzialità. Ecco perché abbiamo tre gradi di giudizio. Una garanzia. Sapete qual è la cosa più difficile per chi giudica? L’indipendenza da se stesso». Tema ricorrente, ad ogni stagione di indagini e maxi inchieste, l’opportunità e l’utilizzo delle intercettazioni: «Atteniamoci al codice di procedura penale e poi chi non ha a che fare col processo venga lasciato in pace».

A proposito di inchieste. Colombo fa rima, da quel febbraio del ’92, con Mani Pulite che ha scardinato il fenomeno di tangentopoli. Ma la corruzione ancora imperversa: «Non poteva risolversi con un processo. Andava risolta politicamente, e questo sarebbe stato un bene». E sull’oggi «ho il timore che si stia tornando indietro rispetto a quei tanti tentativi di affermare i diritti fondamentali, temo che si stia tornando ad apprezzare le gerarchie».

Giorgio Fedeli


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