Frode milionaria sul superbonus, stop al sequestro per un professionista residente a Porto Sant’Elpidio: la Cassazione ha accolto il ricorso dei suoi legali e ha annullato l’ordinanza e rimandato gli atti al tribunale del Riesame di Fermo. Cesarini è uno degli indagati nell’inchiesta legata ad una presunta truffa sul superbonus che aveva portato a sei misure cautelari nelle Marche e a otto denunce, a vario titolo.
All’epoca delle misure cautelari (che risalgono a settembre scorso) c’erano stati anche sequestri per oltre cinque milioni di euro in varie province, di cui tre per crediti fiscali inesistenti.
L’indagine è stata condotta dalla Guardia di finanza di Ancona. I provvedimenti cautelari erano stati spiccati dal Gip del tribunale di Fermo. Il professionista, assistito dagli avvocati Federico Valori, Benedetta Tomassoni e Renato Coltorti, in un primo momento era andato agli arresti domiciliari, ora è sottoposto ad obbligo di firma.
«Avevamo proposto ricorso alla Corte di cassazione – dice l’avvocato Federico Valori -, contro la decisione del tribunale di Fermo che aveva confermato ordinanza del Gip con cui venivano sequestrata al nostro assistito, immobili, conti correnti, fino a raggiungere l’intero ammontare del profitto realizzato nel complesso del reato. A tutti hanno sequestrato tutto l’ammontare. In pratica se il danno all’erario è cento, si sequestra a tutti cento. Era la vecchia concezione, era l’orientamento maggioritario della Cassazione. Ma vi era un orientamento minoritario che riteneva, trattandosi di sequestro finalizzato alla confisca, essendo questa una sanzione, che soggiacesse al dettato della proporzionalità, quindi che si dovesse sequestrare solo ciò che poteva essere riferito al singolo indagato. Nel corpo dell’ordinanza del gip veniva ben sottolineato che la maggior parte dei vantaggi sono andati ad altro soggetto, mentre il nostro assistito si è fatto pagare il lavoro per la presentazione alla documentazione al Comune, che poi è una parte lecita della sua condotta, mentre le asseverazioni non sono state remunerate». La sezioni unite della Cassazione recentemente hanno modificato l’orientamento maggioritario che è ora divenuto quello legato alla proporzionalità su cui si fonda il ricorso dei legali: «Il nostro assistito non ha guadagnato niente se non per le attività lecite svolte – continua Valori – La Cassazione ha annullato l’ordinanza del tribunale del Riesame con rinvio al tribunale di Fermo in diversa composizione che dovrà attenersi al principio indicato dalla Cassazione».
La vicenda, stando alle indagini condotte dalla Guardia di finanza, riguarda una presunta frode nel settore dei superbonus edilizia (sisma-bonus ed eco-bonus) che sarebbe stata perpetrata tramite fittizie intestazioni societarie e fatture per operazioni inesistenti. Sempre secondo gli inquirenti i proventi illeciti sarebbero poi stati autoriciclati nell’acquisto di immobili e beni di valore.
(Gian. Gin.)
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