di Giorgio Fedeli
«Decidere di dare una svolta così decisiva, dopo 20 anni, non è facile. Credetemi. Ma è dettata da una scelta di vita, o meglio di cambiare vita. E poi il progetto che mi si prospetta davanti è davvero stimolante e interessante». A parlare, e la verità è che a tratti la sua voce si spezza da una seppur labile commozione, è Marco Bordò, patron del Belle Epoque, lo storico pubblico esercizio in piazza Mentana, a Porto San Giorgio, che il prossimo 2 febbraio, dopo ben 21 anni di attività, chiuderà i battenti. Definitivamente? Sì…per il momento.
Il noto locale ha aperto ufficialmente i battenti, nella sua prima location sangiorgese in viale della Repubblica, il 9 aprile del 2005. E da sempre a guidarlo è stato proprio Marco Bordò che si è lanciato nell’avventura imprenditoriale da giovanissimo (aveva solo 22 anni). Un azzardo che ha funzionato alla grande.
«Sono sempre stato innamorato del beverage. Sono cresciuto, nel vero senso della parola, tra le bottiglie grazie all’attività di mia madre. Andavo a scuola e contemporaneamente studiavo da barman e sommelier. E una volta conseguiti i diplomi Asi e Iba, averli entrambi non è così comune in questo settore, ho deciso di aprire un locale tutto mio anche perché, con i lavori in discoteca, ho iniziato ad amare il contatto con le persone, le public relation. Fin da ragazzino sono stato un appassionato della belle époque. E quindi il nome del locale è stato praticamente un automatismo. Perché a Porto San Giorgio? Beh in città (Bordò è originario di Fermo) avevo tantissime conoscenze. E questo ha aiutato molto».
Dall’inaugurazione è stato un crescendo. Poi nel 2014 la decisione di cambiare location, con il Belle Epoque a trasferirsi nell’attuale sede in piazza Mentana: «Una scelta dettata dal fatto che, seguendo le orme e i consigli di grandi barman, ho deciso di abbinare l’american bar alla cucina. E avendo i brevetti da barman e da sommelier, due delle mie più grandi gratificazioni, ho deciso di elevarmi professionalmente. Ma la mia più grande soddisfazione è quella che va avanti quotidianamente, ossia i complimenti dei clienti. E’ questo che dà la forza di andare avanti con un lavoro stressante, che scombussola gli orari e le giornate, un lavoro che può farti cadere, eccome. Poi la scelta di intraprendere anche la via della cucina. E qui un ruolo lo ha rivestito Alessandra Matteucci, ha dato un tocco di assoluta qualità ai piatti. Un successo che senza la sua figura professionale non ci sarebbe mai stato».
«Devo dire di essere stata lusingata dal fatto che, nell’estate del 2011, Marco mi ha contattato perché cercava una persona professionale per la cucina – racconta la stessa Alessandra Matteucci – Volevo crescere professionalmente sia nella qualità del servizio sia nella conoscenza diretta del cliente, in sala, per migliorare anche in cucina. Poi dal 2014, col nuovo locale, è nata la vera collaborazione tra sala bar e cucina. Ed è stata una crescita reciproca, tutto in totale sinergia. La cucina del Belle Epoque è partita praticamente da zero, fino ad arrivare all’ambito premio, nel 2018, con il miglior burger gourmet d’Italia e, dopo il 2018, la qualità e l’impiattamento sono cresciuti ulteriormente sulla scia dei dettami legati ai cambiamenti della ristorazione a livello globale, arrivando alla haut cuisine».
Ma qualche momento buio Marco Bordò ce lo ha avuto, ed ha veramente rischiato di cadere, più volte: «Beh non nego che dopo il lockdown ho vissuto un brutto periodo, segnato dalla depressione, a più riprese. Mi chiudevo in me stesso, non parlavo. No, per niente bello, credetemi. Il Covid ci ha segnato, ci hanno costretto a cambi repentini. E io che odio le costrizioni ho dovuto rimandare per ben tre volte anche la proposta di matrimonio (oggi Marco Bordò è felicemente sposato con Alessandra Matteucci con cui, insieme a Luca Curzi, si è lanciato nella seconda stagione del Belle Epoque, quella varata proprio nel 2014. Lei in cucina, loro dietro al bancone). «E sono arrivati anche i premi come Eccellenze Italiane, Miglior Bar e Miglior Ristorante d’Italia. Ma anche Miglior Burger gourmet d’Italia 2018, un grandissimo risultato che porta la “firma” di Alessandra Matteucci».
Un azzardo iniziale, si diceva, alla base di tutto. Anche perché in tanti inizialmente hanno pensato che un locale come il Belle Epoque, con prodotti di altissima qualità (che certo hanno i loro prezzi) fosse fuori contesto a Porto San Giorgio. E invece…
«Esatto, invece la qualità premia sempre. Certo, inizialmente è difficile affermarsi. Sarebbe molto più semplice lanciarsi sui grandi numeri e sui grandi guadagni subito. Ma poi è più probabile crollare, i famosi tre anni delle leggi del marketing. Vero. Inizialmente la gente ha avuto qualche difficoltà a entrare nella forma mentis di un locale come il nostro. Ma alla fine è stato un successo. Più facile affermarsi nelle metropoli? Mica vero, in provincia, se vogliamo dirla tutta, c’è anche meno concorrenza».
Ma veniamo alle note dolenti, anche perché la notizia, inutile negarlo, è la chiusura fissata per il 2 febbraio prossimo.
«E’ stata una scelta – e qui la voce di Bordò si fa a tratti tremolante, gli occhi lucidi – molto ponderata fatta in coppia (con la moglie Alessandra). Il mondo e, quindi, anche la clientela della notte sono cambiati moltissimo in questi 21 anni, ovviamente in negativo. Prima vivere la notte era quasi da vip. Ora sono cambiati i giovani ma anche i loro genitori. Nel 2022, dopo il matrimonio, io e mia moglie abbiamo iniziato a ragionarci, a pensare di cambiare vita lavorativa, magari anche di non lavorare più insieme, spalla a spalla, con altri orari meno notturni, il tutto per goderci di più la vita di coppia. Non è stato facile decidere una data di chiusura ma abbiamo scelto l’ultimo giorno utile prima di lanciarci in qualcos’altro. Comunque, sia chiaro, rifarei tutto per filo e per segno. Questo lavoro è una passione che mi ha dato e continua a darmi moltissimo, anche fuori dal locale, con viaggi, amicizie nuove e consolidate, conoscenze».
Ecco, appunto, veniamo a quel “qualcos’altro”: «Inizialmente il cambiamento non nego che mi spaventava. Ma ora sono carichissimo con il nuovo progetto anche perché ho incontrato dei soci (alcuni finanziatori) in cui riporre la mia massima fiducia. E poi ogni dieci anni serve un rinnovarsi, no? No, non fatemi dire di più, lo vedrete. Resteremo in zona. Intanto chiudiamo il Belle Epoque anche per avere la possibilità di custodire il nome, il marchio. E tra una decina d’anni chissà che il nome non torni sulla scena? Magari anche con me e Alessandra, magari con una nuova anima, chissà».
Sì però per il momento si chiude. E i dipendenti a spasso? «Assolutamente no. Li ho formati e saranno ancora con me, se loro vorranno. Cosa mi sento di dire in chi si lancia nell’avventura del beverage e più in generale della ristorazione? Beh di non spaventarsi. Il nostro settore a livello nazionale e non solo ha subìto flessioni importanti, anche del 30%, ma l’alta qualità si può ottenere. E quando la si raggiunge, è così gratificante. Per centrare l’obiettivo non serve la grande città ma “solo” coraggio, perseveranza e passione».
Sì ma uno degli slogan del Belle Epoque è stato “mai orfani della qualità”…quello che saranno i clienti del locale dal 2 febbraio?
«Per qualche settimana, non di più. Ah certamente non ci saremo per chi vive la notte come una deriva, per chi non la assapora in maniera sana. Ma basta attendere un pò per scoprire tutto…Ora stop, bocca cucita. Vorrei fare un grandissimo ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato e lavorato al Belle Epoque, così come a tutti i nostri clienti».
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