Importante riconoscimento per la rapagnanese Federica Pecci, che nei giorni scorsi è risultata essere una dei tre oncologi vincitori delle borse di studio del programma di Fellowship post-dottorato “Gianni Bonadonna” 2024 , promosso dalla Fondazione Gianni Bonadonna, con il Gruppo Prada come supporting Partner, e la Scuola Europea di Oncologia. L’annuncio è avvenuto in occasione della Giornata mondiale contro il cancro.
Oncologa all’Università di Parma, la dott.ssa Pecci ha studiato all’Università di Perugia prima di specializzarsi in Oncologia ad Ancona ed iniziare la sua carriera nel campo della ricerca.
Il progetto che svilupperà la dottoressa, riguarda la ricerca sul tumore al polmone non a piccole cellule, presso il Dana-Farber Cancer Institute di Boston. «L’obiettivo è identificare i profili molecolari di questa neoplasia in stadio precoce per individuare quali pazienti possono meglio rispondere alle terapie pre e post operatorie e come potenziare i trattamenti sui pazienti resistenti in un’ottica di personalizzazione delle terapie».
«Per me fare ricerca è parte integrante del mio lavoro di oncologa, non riuscirei a sganciare il lato clinico dall’attività di ricerca perché in un certo senso si completano a vicenda e l’una alimenta l’altra – racconta la Dott.ssa Pecci – negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi nell’ambito del tumore del polmone non a piccole cellule, allungando sensibilmente la sopravvivenza di parte dei nostri pazienti grazie a terapie sempre più personalizzate, ed è proprio questo che mi spinge a farla, contribuire nel mio piccolo a questo progresso per i nostri pazienti, oltre ovviamente alla curiosità di studiare».
La speranza per la Dott.ssa Pecci è di poter tornare in Italia per mettere a frutto il suo le sue conoscenze, nonostante il nostro paese abbia ancora un gap importante da dover superare per essere al passo con le altre potenze mondiali in fatto di ricerca.
«La ricerca in Italia ha bisogno di più fondi, di riconoscere il lavoro del ricercatore come una risorsa preziosa per il nostro paese. Quello del ricercatore è un lavoro che assorbe tantissime energie e richiede molto tempo e dedizione. L’Italia forma tante figure di ricercatori che con grande passione lavorano qui in maniera eccellente e si distinguono all’estero – sottolinea la Pecci – riconoscere una dignità umana e professionale a questa figura sarebbe il primo passo per adeguarsi agli altri paesi che attirano questi professionisti, fornendo gli strumenti necessari per lavorare al meglio e non in condizioni precarie come purtroppo spesso accade in Italia»
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