di Alberto Bignami
La cercava disperatamente a Roma, in zona Monti, dove il 27 ottobre dello scorso anno si era smarrita.
Quasi 4 mesi a girare disperatamente per la Capitale, a fare annunci e volantini affinché potesse riabbracciare la sua Phoebe. Questo, il nome della gatta tricolore di 2 anni di proprietà di Jean Pierre che, fortunatamente, l’aveva anche fatta microchippare. Sì, perché proprio il microchip metterà il punto a quella che (spoiler) è una storia dal lieto fine.
Phoebe, smarrita dunque a Roma, ecco che dopo 4 mesi, nella giornata di lunedì scorso, si è presentata davanti alla vetrina di un negozio in via Ete… ma nel quartiere Torrette di Ancona, a oltre 300 chilometri da casa, decisamente lontano rispetto a dove la stavano cercando.
La micia viene fatta entrare e subito si capisce che è domestica. La prudenza non è mai troppa e, nel dubbio, vengono scattate le prime foto postate su Facebook con quel “Qualcuno l’ha persa? La riconosce?”, ma nulla. Ecco allora che vengono allertare le varie associazioni.
L’annuncio che Jean Pierre aveva postato su tutti i Social
Tra queste, l’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) che si attiva «per cercare se qualcuno l’avesse smarrita, ma nulla. Così – racconta l’associazione su Facebook – viene portata da un veterinario dove viene constatato che ha un microchip ma proveniente da fuori regione. Non ci perdiamo d’animo – aggiunge – e cerchiamo tramite i social i vari smarrimenti di gatti, e sorpresa, troviamo un appello dove la gattina con lo stesso chip era stata persa dalla sua casa di Roma ad ottobre. Erano passati 4 mesi».
Immediatamente «chiamiamo il suo proprietario che non credeva a quello che gli stavamo dicendo. Felicissimo che avessimo trovato la sua Phoebe, si organizza subito per prendere il treno e venirla a riprendere e abbracciarla di nuovo. Beh – aggiungono – l’incontro è stato emozionante».
E così, ieri Jean Pierre e Phoebe si sono ritrovati alla stazione di Ancona e, dopo quattro mesi, sono ripartiti insieme. L’incubo, è finito.
«Ha fatto le fusa per tutto il tragitto in treno, non smetteva mai. Era tornata ad essere felice – racconta emozionato Jean Pierre -. Quando ieri l’ho finalmente rivista, ho notato dal suo sguardo, dai suoi occhi, che era demoralizzata, abbattuta; che aveva sofferto in questi mesi. La sua, su come sia finita da Roma ad Ancona, è una storia che non sapremo mai, che saprà solo lei. Ma l’importante è che è di nuovo con me e che il morale le è tornato alto».
Phoebe è «una gatta che regalavano e che avevo preso dopo averci pensato tanto – racconta -. Sì, perché precedentemente avevo già avuto una gatta e mi dissi “Dopo di lei, nessun’altra”. Ma dopo due anni, trovai l’annuncio di una cucciolata di gattini che venivano regalati… e andai e la scelsi».
Jean Pierre e Phoebe insieme
Infine, «i ringraziamenti vanno a Federica Fabbri che, trovato il numero di microchip, ha fatto tutte le ricerche necessarie fino ad arrivare a me. Le devo tanto. Io – conclude – ormai non ci speravo più, anche perché tantissimi erano stati gli avvistamenti “falsi” poi, ecco la telefonata da Ancona, e mi sono subito precipitato. Non ci potevo credere. Sono felicissimo, e ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato».
Corollario di questa ‘magica’ storia: «L’importanza del microchip – sottolinea l’Oipa – che è stato fondamentale per il ritrovamento. Ora sono di nuovo finalmente insieme. Mai perdere la speranza, loro ne sono l’esempio. Buona vita insieme».
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