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P.S.Giorgio, commercio alle prese con la crisi. Altre due attività chiudono i battenti

PORTO SAN GIORGIO - Il commercio segna il passo a Porto San Giorgio e il 2025 non si apre certo nel migliore dei modi. Due le attività che chiuderanno definitivamente i battenti da qui a poche settimane nel salotto buono della città. Vanno ad aggiungersi a quelle che hanno già abbassato le serrande nel 2024 (è il caso di Plenty) o hanno annunciato di farlo entro marzo (Buschi che però si trasferirà a Grottazzolina).

di Sandro Renzi

Il commercio segna il passo a Porto San Giorgio e il 2025 non si apre certo nel migliore dei modi. Due le attività che chiuderanno definitivamente i battenti da qui a poche settimane nel salotto buono della città. Vanno ad aggiungersi a quelle che hanno già abbassato le serrande nel 2024 (è il caso di Plenty) o hanno annunciato di farlo entro marzo (Buschi che però si trasferirà a Grottazzolina). A soffrire di più, manco a dirlo, è il settore moda che da tempo è alle prese con gli effetti delle vendite on line e non solo. Martina Marinozzi, titolare del negozio di abbigliamento per bambini Overkids in viale Roma, lascerà Porto San Giorgio a fine febbraio. Le sue parole non lasciano spazio a margini di ripensamento. «Non c’è gente, lo shopping è fermo. Mancano iniziative per richiamare persone. Conti alla mano non riusciamo più ad andare avanti» spiega. Il suo è un addio a Porto San Giorgio dato a malincuore. «La città mi ha accolto e mi è sempre piaciuta ma non ci sono più le condizioni per proseguire – continua Martina- abbiamo tentato altre strade. Provato a valutare di spostarci in altre vie ma ci siamo trovati di fronte a locali con affitti improponibili o addirittura chiusi e tali resteranno chissà ancora per quanto tempo per volontà dei loro proprietari».

Punta l’indice anche contro la mancanza di posti auto in centro e «programmi e cartelloni estivi o invernali che sono un copia incolla di quello che si fa da anni» lamenta ancora Martina, pronta a tuffarsi tuttavia in un’altra avventura. Chiuderà il negozio infatti a Porto San Giorgio ma investirà in una nuova attività commerciale a Civitanova Marche. Piazza, quest’ultima, dove non mancano ugualmente le chiusure di negozi, anche storici, ma c’è un fermento che è in grado di garantire una sorta di ricambio generazionale pure sul fronte moda ed abbigliamento e dove recentemente è stata proposta l’apertura serale fino alle 23. Chi ha deciso di mollare, nel frattempo, a due passi da Martina è anche Matteo Leoni del negozio Six Feet Under, in via Gentili. L’annuncio un paio di giorni fa su Facebook. Un’altra luce che si spegne in quella strada che avrebbe dovuto diventare il cuore pulsante del commercio sangiorgese, grazie anche ad un progetto di pedonalizzazione che non è ancora partito.

Matteo è stanco di “galleggiare”. Dopo 13 anni chiuderà il negozio. La sua analisi parte da una crisi generalizzata del settore per arrivare a quello che, a suo giudizio, si poteva fare e non è stato fatto a Porto San Giorgio per aiutare il comparto. «Sicuramente pesano l’inflazione, gli stipendi fermi al palo, la crisi della moda, la scelta delle famiglie di tagliare alcune spese superflue -dice Matteo – ma poi ci sono anche altre situazioni che chiamano in causa le Amministrazioni comunali e le politiche messe in atto in questi anni a Porto San Giorgio».

Prima di optare per la chiusura le ha provate tutte anche Matteo. «Abbiamo aperto dopo cena, cercato di collaborare con i ristoranti, individuare nuovi target ma Porto San Giorgio è una piazza non più adatta ai giovani. Come potremmo vincere questa battaglia?». Da commerciante si è dato da fare nel tentativo di creare una sinergia tra tutti gli operatori. «Porto San Giorgio si sarebbe prestata benissimo a fare da apripista per il centro commerciale all’aperto a patto di pedonalizzare le vie, investire sull’arredo urbano, rendere accogliente e vivibile la città. La politica ha fatto altre scelte. Per carità, non dico che sia colpa solo di chi amministra se oggi il commercio è in crisi. Ma i troppi silenzi, le decisioni imposte, i cartelloni già pronti e calati dall’alto, gli eventi che, in realtà, non portano quasi nulla ai negozi, i continui mercatini…ebbene tutto questo mix di situazioni come può dare una mano al commercio sangiorgese?». Interrogativi che rimpallano tra un’amministrazione e l’altra in attesa di risposte. «Noi abbiamo fatto la nostra scelta, la città è a un passo dal baratro – chiosa Matteo – sarebbe il caso che tutti si fermassero, Comune compreso, e che gli operatori, anche gli albergatori, si sedessero allo stesso tavolo per ragionare su come uscire da questa stagnazione. Magari prevedendo politiche come l’abbattimento della Tari per chi decide di aprire un negozio a Porto San Giorgio oppure la digitalizzazione, nuove pedonalizzazioni, in una parola occorrono scelte coraggiose da parte di chi ci amministra». Basteranno? Nel frattempo si vocifera di qualche altra chiusura in centro ed anche il food, apparentemente indenne fino a pochi mesi fa da questa tempesta, inizia a traballare.


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