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Fine vita, Cesetti: «Bene l’apertura di Acquaroli, seppur tardiva»

IL PUNTO del consigliere regionale Pd: «Se la destra avesse approvato il mio emendamento alla legge riguardante la riorganizzazione del sistema sanitario, quel diritto sarebbe stato già stato garantito nel 2022»

Fabrizio Cesetti

«Seppur tardiva, valuto positivamente l’apertura del presidente Acquaroli nei confronti della proposta di legge presentata dal gruppo Pd relativa alle procedure e ai tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito, di cui sono firmatario. Tuttavia, se questa sua inedita e apprezzabile posizione progressista fosse emersa prima, anziché a ridosso delle elezioni, la nostra proposta di legge che da quasi tre anni giace nei polverosi cassetti della IV commissione avrebbe potuto essere stata approvata già da tempo». A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti.

«Ma ciò che mi sorprende maggiormente – continua Cesetti – è che il presidente dimentica anche di aver votato contro, insieme alla sua maggioranza, a un mio emendamento alla proposta di legge sulla riorganizzazione del Servizio sanitario regionale, approvata nell’agosto del 2022, con il quale chiedevo che venissero recepite le disposizioni della storica sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, nota anche come sentenza Cappato-Dj Fabo. Sentenza in cui si dichiarava non punibile, a determinate condizioni, chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Se Acquaroli e la sua maggioranza, anziché arroccarsi ideologicamente su posizioni da cui oggi sembrano prendere le distanze, avessero dato il via libera al mio emendamento, oggi questo diritto sarebbe già accessibile. Dopodiché – conclude Cesetti – avremmo avuto tutto il tempo di esaminare e discutere i miglioramenti previsti dalla proposta di legge che abbiamo presentato, utile a colmare dei vulnus lasciati dal dispositivo della Corte costituzionale, in attesa di un intervento legislativo da parte del Parlamento. Ma intanto coloro che avendo i requisiti previsti dalla sentenza applicativa della Corte costituzionale avrebbero potuto accedere al suicidio medicalmente assistito, senza essere costretti ad affrontare, come avvenuto nei casi di Federico Carboni e Fabio Ridolfi, il calvario medico-giuridico di un percorso lungo, doloroso e irto di difficoltà, che non fa altro che aumentare le loro sofferenze».


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