Nessuna intenzione di appendere il “camice al chiodo” dopo una carriera lunga e prestigiosa che lo ha visto per oltre 25 anni alla guida del Dipartimento di Cardiologia a Torrette, fino allo scorso novembre. Stiamo parlando del dottor Gian Piero Perna che nelle Marche ha costruito la storia in ambito cardiologico prima al Lancisi e nella struttura di riferimento regionale per poi approdare al Centro Medico “Palmatea” a Marina Palmense (Fermo).
Dottor Perna, ci presenta brevemente la sua formazione e la sua esperienza nelle Marche?
«Dura da 25 anni nelle Marche, esattamente dal 1999. Mi sono laureato all’Università Sacro Cuore specializzandomi in Cardiologia e poi in Medicina Nucleare, oltre ad un’ulteriore specializzazione in Medicina dello Sport. Una lunga esperienza in Cardiologia che nelle Marche si è consolidata diventando direttore della Cardiologia del Lancisi, una delle prime cardiochirurgie in zona e poi proprio al Torrette. Nelle Marche è stato fatto un ottimo lavoro con un aumento delle emodinamiche importante: ora ce n’è una per ogni provincia mentre prima ne era una in tutta la regione. Abbiamo costruito molto a livello cardiologico in tutti questi anni. Dopo aver finito l’esperienza nel pubblico, ora sono nel privato sicuro di poter dare ancora molto».
La parola d’ordine è da sempre prevenzione. E’ d’accordo?
«Assolutamente sì. La prevenzione è alla base della cura e in cardiologia è un po’ diverso rispetto ad altri settori. Si possono prevenire le malattie cardiovascolari in vari modi. Innanzitutto vedendo cosa possiamo fare per evitare di ammalarci: controllare il livello di colesterolo, misurare la pressione, fare attività fisica e mantenere un’alimentazione sana. Questa è una strategia di popolazione. Poi c’è la strategia di target, andando a cercare popolazioni che più facilmente si ammalano. Ad esempio i soggetti diabetici o gli ipertesi che bisogna trattare con particolare anticipo. Altro esempio? La popolazione oncologica con dei pazienti che possono avere come causa di morte delle complicazioni cardiache legate a problemi infiammatori. Poi ci sono anche i soggetti con malattie autoimmuni che sviluppano anch’essi una malattia cardiovascolare. L’ultimo aspetto è la prevenzione verso la morte improvvisa di un soggetto giovane, in particolare di un atleta. Comunemente pensiamo agli atleti come esenti da malattie vascolari ma il mondo ci ricorda che non sempre è così. Ci sono malattie congenite ma anche malattie acquisite come arresti cardiaci in campo, che sono conseguenze di una malattia infiammatoria. Questa può avvenire anche a causa del Covid il quale ha stravolto tutto e portato nuove aritmie che insorgono. Ma fortunatamente sono una minoranza coloro che hanno avuto un’infezione di questo tipo rispetto al numero dei contagiati».
Quali sono i migliori consigli che si possono dare un po’ a tutti?
«Curare particolarmente l’alimentazione che deve essere povera di grassi e carboidrati ma ricca di frutta e verdura. La dieta vegana, se seguita bene e soprattutto ben integrata nella sua esecuzione, può portare dei vantaggi ma deve contenere tutti gli elementi essenziali. Poi l’attività fisica: dovremmo fare tutti una camminata di almeno 5 km al giorno. Noi siamo fatti per camminare, non per correre. E’ la durata dell’esercizio fisico, più che l’intensità, a fare la differenza».
Quanto possono aiutare la tecnologia sia in fase di diagnosi che di cura?
«Non c’è cura senza una diagnosi corretta che conta almeno il 90% del processo complessivo. La tecnologia ha fatto passi da gigante, siamo passati ad ecocardiografi tridimensionali che ci consentono diagnosi approfondite o a metodiche che ci permettono di vedere il cuore con delle tac di ultimissima generazione velocissime, e che ci presentano le coronarie in maniera dettagliata. E questo è un vantaggio diagnostico fondamentale».
Cosa la spinge infine a continuare ad esercitare?
«La passione in primo luogo. Il lavoro del cardiologo è particolare, porta a vivere storie che hanno esiti straordinari o esiti negativi, ma ti arricchisce ogni giorno. E’ un’esperienza cui è molto difficile rinunciare. Il passaggio da un’attività direzionale in cui “purtroppo” la gestione delle risorse prende il sopravvento ad una a contatto diretto con il paziente, è stato uno dei fattori determinanti perché mi fa molto piacere dedicare ai pazienti quasi tutto il tempo che ho a disposizione».
Il cardiologo Gian Piero Perna visita all’istituto medico Palmatea in contrada Marina Palmense n. 97 a Fermo. Per info e prenotazioni: palmatea.it
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