L’ingresso del porto turistico
La sentenza del Consiglio di Stato che di fatto dà la stura all’avvio del procedimento di revoca della concessione demaniale iniziato un paio di anni fa, finirà con il creare, inevitabilmente, nuove tensioni tra gli attori. Respingendo il ricorso della società Marina, gestore del porto turistico, contro la sentenza del Tar che, a sua volta, confermava la bontà del percorso seguito dagli uffici comunali, il Consiglio di Stato ha fatto chiarezza pure su alcune questioni. Ad esempio, rispetto ai canoni demaniali, quelli da corrispondere fino al 2022, i giudici sono stati perentori.
«Il debito complessivo, deve considerarsi definitivamente accertato nell’importo complessivo di 970.516,06 euro derivante dalla mera somma (matematicamente non contestata) dei calcoli annuali ormai inoppugnabili» si legge nel dispositivo. Così come perentori sono stati nel rimarcare che l’istanza di riequilibrio dei canoni stessi avanzata dalla società «non avrebbe avuto effetto retroattivo ma solo per il futuro anche perché si chiedeva, ai sensi dell’art. 10, comma 3, del d.P.R. n. 509 del 1997, un ulteriore periodo, pari ad anni 32, con nuova scadenza della concessione al 2064» hanno scritto ancora i giudici.
Altro tema quello legato alle aree da sottoporre a canone. La Marina sostiene da sempre che dalle somme dovute all’Agenzia del Demanio a titolo di concessione debba essere scorporata un’area di 60.000 mq, quella occupata dalle sabbie dragate, e mai utilizzata. Anche su questo fronte, però, i giudici richiamando una precedente pronuncia del Tribunale hanno ricordato che «nell’atto di concessione del 28 luglio del 2006 l’area in argomento è ricompresa e dunque il canone va determinato computando anche la relativa superficie».
Domani sindaco e vicesindaco spiegheranno probabilmente le prossime mosse in una conferenza stampa conseguente a questa sentenza. Punto di partenza, probabilmente, sarà la delibera con cui la giunta ha fissato gli indirizzi, prevedendo in sostanza un piano B nel caso, che si è poi avverato, l’infrastruttura tornasse temporaneamente nelle mani del Comune. In bilancio sono stati stanziati per ora 150 mila euro necessari a fare fronte ad una gestione di breve periodo del porto turistico. Un pò di incertezza regna in queste ore anche tra i clienti della struttura. Va detto che pendente innanzi al Tribunale di Fermo c’è ancora la causa per danni che la società ha intentato contro il Comune per non aver potuto mettere a terra gli investimenti a causa della mancanza di un piano regolatore che ha visto la luce solo nel 2022. Si tratta di una richiesta risarcitoria per oltre 40 milioni di euro. Nel mente gli amministratori e gli uffici di via Veneto sembrano prepararsi a dare da subito seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, consapevoli delle incombenze che dovranno assolvere per gestire il porto. La delibera adottata lo scorso ottobre prevede al terzo punto una gestione temporanea attraverso l’individuazione di modalità operative più efficienti e sostenibili «tra la gestione diretta, per mezzo della società partecipata o mediante soggetti esterni». E ciò nelle more della procedura di gara ad evidenza pubblica per la scelta del prossimo concessionario
Sandro Renzi
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