Confindustria Fermo a Tipicità «Il futuro non si prevede, si costruisce»

FERMO - La rete confindustriale ha permesso di coinvolgere insieme con il rettore, il direttore di Assica, Davide Calderone, che rappresenta il settore carni e salumi che vale 9.5 miliardi di fatturato, il direttore generale della "Gerardo Cesari" e "Leonardo Da Vinci", Giovanni Lai, e il direttore generale del Banco Marchigiano, Massimiliano Tombolini. Prima delle conclusioni affidate alla  presidente della sezione Agroalimentare di Confindustria Fermo, Graziella Ciriaci, è intervenuto anche il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro

Radici Future, Confindustria Fermo a Tipicità, Gli imprenditori tra innovazione e investimenti: «Il futuro non si prevede, si costruisce». La frase del rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, (secondo quanto riportato dalla nota di Confindustria Fermo, ndr) riassume il senso del convegno ‘Radici Future’ organizzato da Confindustria Fermo all’interno di Tipicità Festival che ha riempito la sala Crivelli del Fermo Forum.

«Confindustria – ha spiegato nel suo saluto inziale il presidente Fabrizio Luciani – ha il compito di dare voce agli imprenditori, rappresentandone le esigenze e creando occasioni di crescita e confronto. Essere parte di un sistema associativo forte significa poter incidere sulle politiche economiche, accedere a strumenti concreti di sviluppo e far sentire la propria presenza nei mercati».

La rete confindustriale ha permesso di coinvolgere insieme con il rettore, il direttore di Assica, Davide Calderone, che rappresenta il settore carni e salumi che vale 9.5 miliardi di fatturato, il direttore generale della “Gerardo Cesari” e “Leonardo Da Vinci”, Giovanni Lai, e il direttore generale del Banco Marchigiano, Massimiliano Tombolini.

«Per cambiare servono nuovi modelli organizzativi e competenze. Servono un’economia della conoscenza, fondamentale per sapere come e dove agire, e una economia della relazione, che significa non limitarsi a cogliere il frutto ma a coltivare l’albero – ha ribadito Gregori che, , sempre secondo Confindustria, ha poi toccato i temi della digital intelligence, dell’analisi dei dati che vengono raccolti, della sostenibilità che deve andare di pari passo con la competitività, altrimenti resta una moda, e della crescita «che ha bisogno di un piano strategico che non sia legato solo al prodotto». Spunti ripresi durante l’incontro. 

Giovanni Lai ha spiegato il sistema adottato nella realtà della Valpolicella, gli investimenti in tecnologia, inclusi i pannelli a inseguimento che stanno sperimentando nelle vigne, studiando i benefici o gli eventuali problemi. «L’innovazione è anche culturale. Faccio parte di un gruppo con 11mila soci. Noi – le parole di Lai riportate dalla nota degli industriali – ci impegniamo per valorizzare ogni singolo agricoltore, anche chi ha un solo ettaro. Il tutto senza mai fermare l’innovazione. Bisogna accompagnare la tradizione, non sostituirla. Il sistema del vino non è solo il bicchiere, c’è uno studio del cliente a tutto tondo. Nelle Marche avete un potenziale incredibile, dal vino al cibo fino alla manifattura. Raccontatelo».

Davide Calderone, aggiunge Confindustria, ha incentrato il suo intervento sul modello organizzativo delle imprese. «Quello delle carni  e salumi è un settore che dà lavoro a 30mila persone, nelle Marche – le dichiarazioni di Calderone rilanciate da Confindustria – ci sono molti artigiani che producono tipicità con un loro mercato, sono esempi di successo, ma hanno nella dimensione un limite alla crescita. Sviluppare reti e creare filiere, come sottolineato dal rettore, è importante. Come associazione non possiamo insegnare a un’azienda come fare un prodotto, ma possiamo essere di supporto in specifiche tematiche, a cominciare dal tema della sostenibilità: comunicare la complessità è importante, significa far comprendere ad esempio che non abbiamo un impatto ambientale negativo come troppo spesso si racconta».

Il quadro che emerge è di una realtà che ha voglia di crescere, che guarda al futuro. E questo è stato apprezzato dal direttore generale di Banco Marchigiano, Massimo Tombolini: «Noi siamo una banca regionale, viviamo il territorio e lo supportiamo, perché – il punto del dg nella nota degli industriali del Fermano – senza un tessuto economico sano, non viviamo, non lavoriamo. Il nostro compito è dare soldi, è scontato, ma attenzione, piccolo non è più bello. Serve un’organizzazione aziendale, serve un business plan, ma dobbiamo essere consapevoli che non tutte le imprese hanno all’interno le competenze per farlo. Per questo la banca deve aiutare, suggerire, guidare. Ad esempio sta per uscire un fondo regionale per l’agricoltura con il supporto del progetto Credito Futuro Marche che abbatte i costi  a carico delle aziende. È un’occasione, non va persa».

Prima delle conclusioni affidate alla  presidente della sezione Agroalimentare di Confindustria Fermo, Graziella Ciriaci, è intervenuto anche il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, che ha portato il suo saluto e ha ribadito l’importanza delle imprese per la città, imprese che fanno anche turismo.

«Tanti spunti dai relatori che ci fanno crescere. Sappiamo – ha concluso la presidente Graziella Ciriaci – di dover cambiare e crescere, gli strumenti non mancano. Gli imprenditori fermani lo hanno capito, abbiamo esempi virtuosi: dalla nuova rete del grano dietro alla produzione di un nuovo marchio di pasta a un consorzio che crea la filiera che porterà il prodotto dal campo alla tavola. A questo dobbiamo abbinare formazione, attenzione al dettaglio e alla comunicazione verso un consumatore che è sempre più attento».


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