Una serie di webinar che prenderanno il via il prossimo 20 marzo e si concluderanno il 29 maggio attraverso i quali i partecipanti (per iscriversi basta scansionale il Qr-code sulla locandina), grazie al contributo di formatori ed esperti, avranno l’opportunità di conoscere da vicino le dinamiche alla base della violenza di genere, il ruolo dei Centri Antiviolenza e i comportamenti da mettere in atto in caso di situazioni potenzialmente di pericolo.
Presentato ufficialmente, questa mattina in conferenza stampa, il progetto “Non sei sola” presso la sede della Cna di Fermo e proprio il direttore Andrea Caranfa sottolinea che «è oltre un anno che lavoriamo su questo progetto che abbiamo molto a cuore. Il nostro obiettivo è coinvolgere le imprese ma allo stesso tempo anche le lavoratrici, c’è bisogno di amplificare queste iniziative e far capire loro che non sono sole. Il ruolo di Cna dovrebbe essere parallelo e inclusivo, considerando queste iniziative molto importanti così come il lavoro di On The Road che le accompagna nel percorso di recupero. Abbiamo deciso di formare le nostre colleghe per essere di aiuto, volendoci costituire come Punto Sicuro ed essere un riferimento per il territorio».
Nel dettaglio degli incontri entra Maria Giulia Pezzoli, responsabile di Cna Impresa Donna: «Il 20 marzo si parlerà della violenza maschile sulle donne, il 3 aprile invece sul funzionamento dei centri antiviolenza e del supporto che possono dare. L’8 maggio parleremo delle reti anti violenza mentre nell’incontro di giovedì 29 maggio si parlerà di centri per uomini autori di violenza per capire come si possa cambiare anche attraverso percorsi di responsabilizzazione».
Porta la sua esperienza e quella della Cna impresa donna che presiede, Maura Donzelli: «Non essere sola è la grande consapevolezza più importante anche per farsi aiutare attraverso il 1522. Anni fa si rimaneva a casa e si prendevano legnate senza reagire, alzare la testa è una vittoria importante. I contatti sono in aumento del 25% rispetto all’anno precedente, la donna si è evoluta prendendo coscienza. Ho un’azienda e ho diverse ragazze, cerchiamo di aiutare tutti. Nella mia esperienza locale va tutto bene ma restano sempre da tenere in considerazione le mutazioni continue. Vivere da soli è un problema per le donne che magari sono in difficoltà sia dal lato umano che economico».
Chi combatte la violenza sulle donne quotidianamente è Chiara Ferrari che dirige il Centro Anti violenza di Fermo, un lavoro sinergico anche con l’associazione On The Road, diretta da Laura Gaspari che interverrà nelle formazioni: «Puntiamo su sensibilizzazione e prevenzione anche dialogando con un’associazione come Cna che informa i cittadini su come segnalare e intervenire. Il Centro è attivo a Fermo dal 2009, gestito da On The Road e dall’Ambito Territoriale. Ha accolto 747 donne in totale, 50 ogni anno. Solo nel 2024 abbiamo 65 donne prese in carico dal centro: non aumenta il numero ma aumentano la consapevolezza, le richieste di aiuto e i percorsi di presa in carico. Sempre di più ci contattano e nasce un percorso. Ma il 69% è formato da italiane e questo va a sfatare il pregiudizio che sia solo un fenomeno legato a stranieri. Il 29% ha dai 31 ai 40 anni mentre il 27% dai 40 ai 50 anni anche se stanno aumentando le altre fasce per un fenomeno trasversale rispetto all’età. Per il 56% dei casi invece parliamo di violenza fisica e psicologica, quest’ultima la più difficile da riconoscere. Nella quasi totalità dei casi, il 97%, l’autore delle violenze è un compagno, marito o ex. Il residuale è legato a parenti o colleghi. Ruolo importante ce l’ha la casa rifugio dove accogliamo chi ha bisogno di protezione, ovvero donne con o senza figli dove puntiamo al rinserimento con un occhio alla protezione: dal 2017 al 2024 sono state 37 le residenti e altre 54 le minori. Lo scorso anno 10 donne e 16 minori. Parliamo di donne straniere a cui manca una rete sociale, che hanno subìto violenze psicologiche e sociali e in parte anche sessuali. Nel 77% dei casi si tratta del marito, per il 13% un compagno e per il 10% un familiare. La nazionalità varia: solo 11% italiane, 22% africane, il 30% asiatiche, l’11% dall’America e il restante dall’Europa».
Marginalissima la percentuale di uomini che subiscono violenze mentre si parlerà di Cuav, ovvero dei centri per uomini autori di violenza, percorsi di gruppo che passano dal tribunale anche per avere sconti di pena.
Per l’Ambito Territoriale XIX presente Alessandro Ranieri: «Spesso si lavora a fari spenti ma in casi come questi la fase di sensibilizzazione è necessaria. Si ripone grande attenzione nella fase di sgancio legata alla rete di incontro ed intercettazione del problema, dando alle donne la possibilità di affermarsi. Poi si passa all’attivazione di percorsi di inserimento sul lavoro con cui, appunto, si lavorerà in sinergia con la Cna».
Roberto Cruciani
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