«C’è solo una porta per entrare nel Regno di Dio. E quella porta è Gesù” (Francesco, omelia del 22.4.13). Nei giorni scorsi ci siamo riconciliàti con il Padre; passando per la Porta Santa abbiamo compiuto un gesto di grande valore. La porta è Cristo e solo attraverso di Lui possiamo vivere la grande esperienza dell’amore di Dio, che ci fa sperare la salvezza». Con queste parole l’Arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio ha iniziato la sua omelia in una Basilica di San Pietro colma di pellegrini dell’Arcidiocesi di Fermo. Un colpo d’occhio che lascia senza fiato.
Una giornata, quella di sabato scorso 15 marzo 2025, iniziata presto, con tanti pullman in viaggio verso Roma già dalle ore 1.30 per vivere insieme l’esperienza del Giubileo Diocesano.
Alle ore 8 circa gran parte dei fedeli erano in giro per la capitale: chi con percorsi suggeriti dal parroco, chi in modo libero. Per tutti la “foto di gruppo” in Piazza San Pietro. Alle ore 10 il ritrovo a Piazza Pia, per poi partire in pellegrinaggio lungo via della Conciliazione poco dopo, guidati dall’Arcivescovo e dai diaconi transeunti che si sono alternati nel portare la croce. Qualche lieve disagio al passaggio ai controlli dei metal detector, che hanno rallentato il percorso verso la Basilica.
Emozionante il passaggio della Porta Santa: silenzio e preghiere hanno accompagnato il gesto, con qualche foto, qualche carezza alle ante della porta, qualche lacrima per l’emozione. Una volta dentro, la bellezza di attraversare la navata centrale di San Pietro per raggiungere l’altare della confessione.
Alle ore 12 in punto, la processione di ingresso, dalla sagrestia di San Pietro ha raggiunto l’altare principale, dando inizio alla S. Messa presieduta dall’Arcivescovo Pennacchio, che nell’omelia, non ha voluto lasciare a casa nessuno: «Portiamo con noi la memoria e le preghiere di tanti, che sono uniti spiritualmente a noi, specialmente ammalati e fragili». E che ha ricordato a tutti il perché del pellegrinaggio: «Mendicanti dell’amore, siamo venuti in pellegrinaggio sulla tomba di Pietro come popolo di Dio dell’Arcidiocesi di Fermo per essere confermati nella fede in Cristo, nella speranza di una vita nuova, risorta, nella carità che è il segno concreto e credibile di una speranza affidabile».
Continuando il suo pensiero, l’Arcivescovo mette poi in guardia i presenti: «L’esperienza giubilare non è una semplice consolazione spirituale o, peggio, l’opportunità quasi meccanica di pareggiare i conti dei nostri peccati individuali. (…) Prendiamo sul serio l’invito del Deuteronomio ad ascoltare la Parola e a praticare i precetti del Signore. Tutto questo deve farsi carne, non possiamo accontentarci di una testimonianza individuale tiepida, insignificante, deve diventare mentalità, deve coinvolgere il nostro essere comunità».
E commentando il Vangelo del giorno, evidenzia la forza e la novità del “ma io vi dico” pronunciato da Gesù, che con il suo insegnamento spinge verso una logica di amore e comunione fraterna mai vista prima: «Di fronte alla tentazione della contrapposizione a oltranza, Egli propone la logica del “desistere”, del disinnesco delle tensioni, come ha fatto Lui. Per questo chiede di amare i propri nemici, di prendere l’iniziativa di un gesto sconvolgente, che scommette sulla possibilità che si possano comporre le tensioni, che non siamo condannati a vivere perennemente in conflitto, specialmente nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle nostre comunità; bisogna tentare di tutto per riconciliarsi, per non serbare rancore e così vivere nella pace”. Ed ancora “Per lui che è Padre, il modo migliore di essere riamato non è il rapporto io-Lui, ma io-il mio fratello. Dio soffre nel vedere tra noi inimicizie, come soffre un padre che vede i suoi figli in lite tra loro, anche se ognuno compie il suo dovere di figlio verso il padre».
E conclude il suo pensiero di omelia ricordando l’importanza di una quotidianità mossa dal Signore: «Chiediamo al Signore che questa esperienza che oggi stiamo vivendo continui anche dopo, rientrati a casa. L’efficacia di un pellegrinaggio si misura da una vita che si lascia convertire dall’amore e diventa testimone di speranza, perché, come diceva un famoso teologo del secolo scorso, solo l’amore è credibile»
Terminata la messa, i numerosi pellegrini si sono poi dispersi per le vie del centro di Roma, alcuni visitando altre basiliche giubilari, altri passeggiando semplicemente per la città eterna. Una esperienza sicuramente indimenticabile, che ha permesso a tutti di sperimentare la gioia di essere Chiesa.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati