di Roberto Cruciani
FERMO – Idee chiare, non ha esitato un secondo ad accettare la proposta della Fermana e crede fermamente che ci sia la possibilità di raggiungere la salvezza. Ha le idee molto chiare Mirko Savini, uno che di palcoscenici importanti (anche internazionali) ne ha vissuti tantissimi ma che la sua prima vera esperienza nel calcio che conta l’ha vissuta da calciatore a Fermo, ad inizio anni duemila nell’allora Serie C.
«Sono arrivato con tanta voglia e tanta determinazione – ha esordito il tecnico canarino – a Fermo sono molto legato. C’è stato il mio inizio nel calcio dei grandi, la prima volta fuori casa e ho avuto modo di crescere moltissimo come uomo. Ora arrivo con una forte carica e la consapevolezza di poter dare una mano ad uscire da questo momento difficile. Stilare tabelle non è nelle mie corde. Noi dobbiamo assolutamente vincere partite e fare tanti punti. Altre ricette non ci sono. Ogni gara per noi sarà decisiva partire da quella con il Fossombrone domenica. I ragazzi ci credono, mi hanno dato massima disponibilità, credono realmente nella salvezza come ci credo io. Altrimenti non sarei qui».
Dopo Teramo hai avuto una settimana intensa di lavoro per conoscere la squadra. Che gruppo ha trovato sia mentalmente che fisicamente soprattutto? «Una settimana intensa e di lavoro sia mentale che fisico. Giorni importanti per il gruppo ma anche per me, per conoscerli bene. Mi è servito per vedere la situazione da dentro e rendermi conto di alcune sfaccettature. Stanchezza nella seconda parte di gara? Mi baso su quello che ho visto domenica. A Teramo ci siamo un po’ abbassati, sapevo che sarebbe stato difficile stare alti per novanta minuti. Ma noi dobbiamo avere coraggio, con intelligenza perché dobbiamo cercare la vittoria».
Tatticamente ritiene che il 4-3-3 usato anche a Teramo sia il modulo ideale per questo gruppo oppure sono possibili delle varianti? «Conta l’interpretazione che si da al modulo. Sono arrivato giovedì e ho confermato il trend che c’era. Per me è fondamentale l’intensità in campo e da quello si struttura tutto il resto. Nel calcio moderno si gioca sui duelli e chi è più intenso riesce a vincere le gare. In un mese e mezzo non puoi neanche stravolgere tatticamente qualcosa ma andare a lavora su determinati aspetti. In base alle caratteristiche della squadra mi adatto e cerco le posizioni migliori per far renderli al meglio. Mi piace la difesa a quattro di base e da lì poi andiamo a strutturarla nella metà campo avversaria. Poi magari si alza un esterno che ha più proiezione offensiva da un lato e si scala dall’altro, oppure gli esterni possono prendere campo centralmente con un lavoro differente delle mezzali. In base al responso del campo secondo quanto vedo ovviamente, ci saranno degli accorgimenti in alcune situazioni».
Tanti allenatori avuti in carriera da calciatore, poi la lunga esperienza insieme a Bucchi da vice. Da quale tecnico è stato maggiormente influenzato nella sua idea di calcio? «Il calcio si è evoluto o meglio si evolve sempre. Ho avuto grandi allenatori e lavorato tanto con Cristian. Ma nell’arco anche di pochi mesi cambiano le dinamiche. Bisogna prendere spunto dai principi che hai, ci lavori sopra per creare il vestito adatto agli interpreti. C’è una tua idea ma bisogna avere chiaro chi sono gli interpreti per poi plasmarla e modellarla. Peggior attacco del girone? Riduttivo parlare di attaccanti che non segnano, serve stare corti, difendere insieme ed attaccare insieme con compattezza portando più giocatori possibili in zona pericolosa. Serve una buona gestione de gruppo e del momento specifico anche all’interno della gara. Quando è arrivata la chiamata non ci ho pensato un attimo, ho avuto subito l’idea di accettare e credo in questa situazione. Da un anno e mezzo avevo l’idea di iniziare cammino come primo allenatore: ho fatto master a Coverciano concluso ad ottobre e questa occasione l’ho presa al volo».
Nella scorsa settimana De Silvestro e Pinzi hanno lavorato meno degli altri. Come stanno? «Valutiamo quotidianamente le varie situazioni. Elio già in mattinata ha lavorato con la squadra parzialmente e siamo ottimisti ma è sempre attenzionato. Per Riccardo invece sembra essere un po’ più lunga la situazione, oggi ha fatto a parte con corsa blanda, vediamo nei prossimi giorni».
Guardando avanti c’è il Fossombrone: che avversario si aspetta? «Ora l’obiettivo è concentrarsi sulla nostra squadra. Il Fossombrone lo abbiamo studiato, abbiamo in mente qualche accorgimento. E’ un gruppo solido, sta insieme da tempo con lo stesso allenatore che conosce benissimo la categoria. Tolti 2-3 organici che sono sopra agli altri di tanto, il resto del girone è estremamente equilibrato, in ogni gara la differenza la fanno i dettagli. Anche l’attenzione alle palle inattive, le punizioni laterali, ogni singolo dettaglio o disattenzione può spostare l’equilibrio e l’inerzia, da una parte o dall’altra».
Da riaccendere se possibile l’entusiasmo della piazza. Come farlo? «I tifosi sono delusi dopo una stagione tribolata. La scossa deve avvenire tramite le prestazioni, noi siamo gli interpreti e dobbiamo dare la scossa. Serve l’aiuto di tutti e grande compattezza ma siamo noi a dover provare ad “accendere” lo stadio, secondo prestazioni e sacrificio, componenti che non devono mai mancare».
Foto Ufficio Stampa Fermana
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati