di Maikol Di Stefano
«Non è una meta fisica quello che conta, ma la vita e l’umanità che sto incontrando». Rudy Di Flavio, 32enne partito da Massa Fermana il 19 marzo del 2024 in sella alla sua bici con la Mongolia come “obiettivo”, a distanza di un anno si trova ancora alla scoperta di un lato di mondo e di vita da scoprire, che mai aveva incontrato prima.
«In questi giorni sono a Fasa, una piccola città situata nel sud dell’Iran». Spiega lo stesso Rudy, sorridendo dietro la webcam. Una partenza per un viaggio che vi avevamo raccontato lo scorso anno e che oggi, dopo dodici mesi di distanza, si è trasformato in qualcosa di più profondo. Basta leggere la risposta ad un semplice: «Come stai?» «Sto bene, mi sento una delle persone più fortunate e felici del mondo in questo momento. Sto vivendo l’ennesimo ordinario giorno straordinario di questo anno. Qualsiasi giorno, anche il meno intenso, è stato in grado di farmi dire: “wow”. Ogni giorno mi sento grato per l’esperienza che sto facendo, l’umanità che sto incontrando, le culture con cui mi sto confondendo».
Cosa fa sentire così fortunati? «Io mi sto godendo ogni momento, posso vedere qualsiasi alba, notte stellata, un tramonto sul mare. Questa non è l’impresa di uno che ha preso e ha fatto un viaggio per arrivare da qualche parte, io ho pedalato su 365 giorni, per sole 179 tappe. Sono rimasto anche fermo per tre settimane in Georgia, quando non dovevo neanche passarci. In alcuni luoghi o Stati mi ci ha portato il vivere quotidiano, senza averlo nemmeno minimamente in programma. Considerate che da dicembre ad oggi ho pedalato solo quindici giorni in totale. Non è il numero di chilometri fatti o altro, ma l’aver scoperto il “mondo” nel senso di aver vissuto ed essermi calato totalmente nella vita locale. Io sto cercando di vivere nel presente, nell’attimo corrente, senza proiettarmi sul futuro. Sembrano frasi fatte, ma sto imparando a godermi il qui e ora».
Dodici mesi passati tra luoghi e culture differenti; la partenza dall’Italia con il passaggio in Grecia e poi la Turchia. Da lì l’approdo in Armenia e a seguire Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Oman, Emirates, per arrivare oggi in Iran nuovamente. Rudy, la Mongolia?: «Forse non ci arriverò, ma che me ne frega? Questo è il concetto di base. Quello che ho ricevuto fino ad ora equivale al centro del percorso che sto facendo. Ho trovato emozioni, mi sono riempito la vita nel vero senso della parola. Sono solo felice e grato, se arriverò in Mongolia o meno, oggi, non è il centro di questo momento di vita».
Non un’impresa “sportiva”, ma un percorso di vita. Un angolo d’esistenza differente dal precedente e dal prossimo step, ma questo non bisogna dirglielo, perché la risposta è sempre: «Vivo il qui e ora, oggi». Anche e soprattutto quando uno prova a mettere avanti il discorso di come sarà un domani tornare? «Io sono consapevole che, anche giustamente, quest’esperienza finirà. Non posso fare per sempre questa vita, perché per quanto io possa essere “solitario” sento anche io il bisogno e la voglia di condividere con qualcuno, così come la voglia di avere una “casa” mia. Inoltre quello che finisce, prende ancora più valore, quindi lo vivi al cento per cento di te stesso. Quando tornerò, sicuramente, cercherò di vivere nella quotidianità con lo stile di vita che ho acquisito in questo momento di vita».
Un percorso che non si fermerà ora, con la Mongolia, che al momento rimane l’ultimo Stato da visitare in questo momento. «L’idea di base è risalire l’Iran e da qui il passaggio in Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan, Cina e quindi Mongolia». Un percorso che però potrebbe terminare anche prima: «Sono due i motivi per cui potrei rientrare prima; sento che il percorso emotivo è terminato e quindi voglio rientrare oppure un problema di natura economica – racconta ancora Rudy – In un anno ho speso 4.500 euro, una cifra anche superiore rispetto a quella di chi magari fa quest’esperienza, ma perché io non voglio precludermi nessuna possibilità di confondermi e conoscere la cultura locale. Lo faccio spesso grazie a tutti coloro che mi hanno ospitato in casa, ma anche acquistando e provando il cibo che identifica il luogo in cui sono. Ad esempio adesso in questi giorni qui, sto facendo il Ramadan senza la parte “religiosa” perché non sono credente e sarebbe offensivo nei loro confronti. Però vivo con loro tutti i momenti legati al cibo, dal digiuno al momento del tramonto fino alla sveglia alle 4.15 del mattino per il pasto prima del digiuno. Ed io sono felicissimo di poter conoscere questo mondo al 100%. Spesso mi cercano dall’Italia e sono preoccupati per me, ma io qui sono sereno e mi sento al sicuro. Dormo con la tenda nei parchi, senza alcun problema o paura, cosa che magari in Italia sarebbe complicata in tante parti». Quindi per quando sarebbe previsto l’arrivo in Mongolia? «Non oltre ottobre, perché poi il freddo sarebbe un ostacolo insormontabile».
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