Fragoletti e Paci: «No alla certificazione Igp per la vongola marchigiana, ecco perché»

IL PUNTO dei presidenti dei Consorzi per la gestione della pesca delle vongole di San Benedetto del Tronto (in cui rientra anche Porto San Giorgio) e di Civitanova Marche


I presidenti dei Consorzi per la gestione della pesca delle vongole di San Benedetto del Tronto (in cui rientra anche Porto San Giorgio) e di Civitanova Marche si dissociano da alcune voci relative alla certificazione Igp da assegnare alla “vongola marchigiana”.

«Il dissenso – specificano Gerardo Fragoletti del Covopi San Benedetto del Tronto e Nicola Paci del Cogevo Civitanova Marche – parte già dal nome. La “Purassa” è, infatti, il termine con il quale la vongola viene indicato solo nella parte nord della Regione Marche e non nell’intero territorio marchigiano; “Concola” ad Ancona, “Paparazza” a San Benedetto del Tronto, sono solamente altre due denominazioni del gergo dialettale marchigiano».

I due presidenti vanno oltre. «Proprio per fronteggiare l’invasione nelle tavole di prodotti ittici esteri, è necessario valorizzare al massimo il pescato “italiano” e, nel settore del lupino di mare, la “vongola italiana”: unica ed apprezzatissima risorsa che viene pescata prevalentemente nelle acque del Mare Adriatico e solo marginalmente nel Tirreno. Dunque, è tutta la risorsa ittica italiana, questa sì, a necessitare del beneficio di una denominazione identitaria, proprio per valorizzare al meglio questa specie ittica che viene pescata nelle acque italiane con sistemi e processi di raccolta che sono uniformati in tutti Compartimenti dal Piano nazionale di Gestione predisposto dal Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare attraverso l’attività di coordinamento posta in essere dell’Organismo nazionale di Programmazione dei Consorzi di gestione per la gestione ed il riequilibrio della risorsa molluschi bivalvi. La valorizzazione – ricordano, infine, Fragoletti e Paci – passa soprattutto dall’attuazione da parte dei Consorzi di gestione di tutta Italia, di una saggia turnazione dell’attività di pesca. Solo attraverso un razionale prelievo della risorsa e una gestione integrata della fascia costiera sarà possibile tutelare la risorsa stessa e l’ecosistema marino e, quindi, preservare la sostenibilità ambientale e socioeconomica di lungo periodo dell’attività di pesca della “vongola italiana” garantendo ai consumatori un prodotto della migliore qualità. Proprio a tal fine, l’Organismo nazionale di Programmazione dei Consorzi, sta studiando vari sistemi per poter valorizzare globalmente la vongola assicurandone la tracciabilità e l’origine certificata con la vendita al dettaglio e nei ristoranti con confezioni da 1Kg».


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