Foto fonte Ansa
di Alessandro Luzi
Vestiti con abiti scuri, lei pallida in volto, lui con i ricci neri che gli cadono sulla fronte olivastra. Così venivano descritti Auriane Nathalie Laisne e Sohaib Teima da chi li ha visti girovagare per La Salle in quegli ultimi giorni di marzo dello scorso anno. Solo qualche giorno dopo, la 22enne di Saint-Priest (Lione), viene trovata morta nella chiesetta diroccata di Equilivaz: un rudere che si nasconde tra la fitta vegetazione intorno al paesino di La Salle, in provincia di Aosta. Lì il corpo era disteso a terra, adagiato sul fianco sinistro, con le gambe leggermente piegate. «Sembrava dormisse» racconta il passante che l’ha notato alle 14,30 del 5 aprile. Ma così non era. Addosso aveva una felpa beige e un paio di leggins. Vicino a lei una confezione di marshmallow, qualche cartaccia e delle macchie di sangue. Dietro alla schiena una pietra che, secondo gli inquirenti, l’assassino avrebbe utilizzato affinché il corpo restasse in quella posizione. Con sé non aveva né documenti né cellulare. Era stata identificata per via di una chiavetta usb dove era scritto il suo nome.
Le indagini coordinate dal sostituto procuratore di Aosta, Manlio D’Ambrosi, e condotte dai carabinieri del gruppo di Aosta, diretto da Giovanni Cuccurullo, hanno individuato come presunto autore dell’omicidio il fermano Sohaib Teima. Il giovane, oggi 23enne, la notte tra il 26 e il 27 marzo, secondo gli inquirenti, avrebbe ucciso Auriane colpendola alla gola con un’arma da taglio (mai trovata). Il fendente le avrebbe provocato una ferita di 2 centimetri sotto la mandibola sinistra. Dall’autopsia svolta dall’anatomopatologo Roberto Testi, risulta che la morte sia avvenuta per una asfissia meccanica causata dall’emorragia della ferita al collo. Per non lasciare tracce, l’assassino avrebbe utilizzato i pantaloni della tuta indossata dalla giovane per tamponare il sangue e poi li avrebbe lasciati a 30 metri dalla chiesetta.
Sohaib Teima in una immagine del 2017 tratta dal suo profilo Instagram (Ansa)
Il 23enne era stato fermato dalla gendarmerie il 10 aprile a Lione. Le accuse erano e restano pesantissime: omicidio premeditato, aggravato dalla relazione affettiva con la vittima e occultamento di cadavere. Secondo l’accusa l’1 marzo avrebbe provato a far arrestare la fidanzata mettendole nel bagaglio 60 grammi di cocaina e poi avrebbe allertato la polizia di frontiera all’aeroporto di Fiumicino. Il giovane, continua l’accusa, avrebbe anche denunciato la 22enne alla questura di Fermo dicendo di essere stato minacciato. Tutti tentativi che sarebbero andati a vuoto. A quel punto, secondo la procura di Aosta, Teima avrebbe architettato il viaggio in bus dalla Francia verso la Valle d’Aosta, passando per il traforo del monte Bianco. Una volta arrivato in Italia, avrebbe chiesto indicazioni su un luogo appartato e isolato. L’intenzione secondo gli inquirenti era chiara: trovare il posto ideale per compiere l’omicidio senza essere visto e poi darsi alla fuga tornando in Francia. Tutti elementi che hanno portato la procura a chiedere al gip del tribunale di Aosta Davide Paladino il rito immediato. Ora il processo a carico del 23 si aprirà il 7 maggio alle 9,30 in Corte d’Assise.
Da sinistra Lucia Lupi, Atika Choukri (mamma di Sohaib Teima) e Igor Giostra. Foto di repertorio
Il giovane è in custodia cautelare nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino dal 18 novembre, quando è stato estradato in Italia. Il 13 novembre era stato condannato a 6 mesi dalla Corte d’Appello di Grenoble per maltrattamenti. Il fascicolo era stato aperto a seguito della denuncia formulata proprio dalla sua fidanzata. Arrivato in Italia, il giovane era stato sentito dal gip due volte: una il 22 novembre dove si era avvalso della facoltà di non rispondere, l’altra il 19 dicembre dove aveva parlato per circa cinque ore. Teima, difeso dagli avvocati Lucia Lupi e Igor Giostra, si è sempre dichiarato innocente. Anche durante l’interrogatorio aveva dato la sua versione dei fatti dicendo che Auriane aveva appuntamento a La Salle con altre persone e la mattina del 27 marzo era ancora viva. Lui sarebbe ripartito in autobus per tornare in Francia per alcune divergenze con la ragazza. A quel punto sarebbe rientrato nel suo appartamento universitario a Grenoble, dove studiava, per poi andare da alcuni familiari a Lione a festeggiare il Ramadan. Proprio lì avrebbe saputo della morte di Auriane, trovata in posizione fetale in quella chiesetta diroccata sopra La Salle.
Omicidio in Valle d’Aosta, l’indagato fa scena muta davanti al Gip
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati