Riaperta la chiesa di Santa Maria alla Meta, emozioni e senso di comunità per “Taccarelli” di Amandola (Le Foto)

AMANDOLA - L’evento di riapertura della Chiesa è stato un momento davvero emozionante, curato nei minimi particolari con devozione e impegno: canti, fiori, preghiere, rinfresco finale grazie ai tanti benefattori e al comitato Santa Maria alla Meta che si è sempre impegnato negli anni anche nella raccolta fondi per le migliorie della struttura. Da ieri, dopo nove anni, finalmente la comunità di Taccarelli di Amandola potrà tornare a condividere momenti di vita nell’amata Chiesa.

Emozionante domenica pomeriggio ieri ad Amandola in occasione della riapertura della Chiesa di Santa Maria alla Meta, nella frazione Taccarelli che prende il nome dalla omonima famiglia, come scrive il Ferranti nel libro “Memorie storiche della città di Amandola”. 

Presenti tutte le autorità per questo particolare evento di restituzione della Chiesa alla comunità dopo il sisma del 2016. Visibilmente felici il sindaco, Adolfo Marinangeli, il sacerdote don Gianluca Mascitti, e tutti i parrocchiani che, per nove lunghi anni, hanno dovuto organizzarsi in diversi locali privati per celebrare le Sante Messe.

Fin dai primi giorni dopo il terremoto, il sindaco Marinangeli ha espresso la necessità per Amandola di riavere i luoghi di culto e, come ha confessato ieri nel suo discorso, “peccando di ingordigia”, ha inserito tutte le Chiese nell’elenco inviato, a quel tempo, alla Diocesi. L’arcivescovo metropolita di Fermo, Rocco Pennacchio, che ieri ha celebrato la Santa Messa di riapertura, si è fatto carico della richiesta e ha concesso questo privilegio ad alcune strutture, tra le quali Santa Maria alla Meta. Durante la bellissima omelia si è soffermato sulla necessità di fare sempre “cordata” per andare avanti nella vita, elogiando la capacità tipica della gente dei piccoli borghi di mantenere alta la volontà di aggregazione, di condivisone e l’esigenza della preghiera comunitaria.

Grande merito per questa ristrutturazione va riconosciuto anche al senatore Guido Castelli, commissario straordinario per la ricostruzione sisma, al fianco della zona montana per rispondere alle necessità del territorio. Presente ieri alla riapertura, durante il sentito discorso, ha evidenziato l’importanza dei paesi di avere almeno una Chiesa come luogo depositario di memoria storica per i fedeli, luogo dove altri hanno pregato e vissuto momenti di festa prima di noi. Non dimentichiamo, infatti, che il terremoto ha distrutto duemila chiese nel cratere, privando la gente della possibilità di ritrovarsi e condividere momenti religiosi di gioia, matrimoni e battesimi e, purtroppo, anche di dare l’ultimo saluto a quanti hanno lasciato questa terra. 

Alla riapertura di Santa Maria alla Meta, hanno partecipato anche il prefetto Edoardo D’Alascio, il presidente della provincia di Fermo, Michele Ortenzi, e il comandante dei Carabinieri della Compagnia di Montegiorgio, Massimo Canale. Affollatissima la Chiesa, visibilmente commossi i parrocchiani, dal più giovane al più anziano. Tra loro anche l’ex sindaco di Amandola, Domenico Eleuteri, primogenito di Annunziata Taccarelli, prima figlia di tre sorelle dell’ultima generazione della famiglia Taccarelli dalla quale la frazione prende il nome. 

Una Chiesa del 1600, aggraziata e lineare, baciata da un sole inaspettato in tarda serata ad illuminare la facciata con i suoi originali mattoni rossi recuperati, ha così spalancato le sue porte mostrando un interno chiaro e brillante, un rilassante color celeste, un tetto completamente nuovo con le capriate riparate dopo che la forza del terremoto aveva deformato e spezzato le travi. Mirabile lavoro sinergico di imprese edili, ingegnere e geometra Demetrio Catalini, responsabile del procedimento. Il tutto, sotto l’occhio attento e affezionato  del geometra Alessandrini, parrocchiano devotissimo. Ha catturato e riempito lo sguardo il pezzo forte della Chiesa, la pala della Madonna Immacolata, opera inoppugnabile, secondo l’esperto professor Stefano Papetti, del pittore seicentesco Ubaldo Ricci. Mirabile restauro finanziato dalla Fondazione Carisap ad opera dell’Università di Camerino, eseguito con tecniche modernissime il meno possibile invasive. Il pittore lo dipinse per la “pentura de la meta“, cappella primitiva costruita anticamente dagli abitanti del posto, in segno di devozione per il passaggio. Il dipinto dimostra, infatti, la sacralità dei nostri luoghi e i frequenti pellegrinaggi nell’area montana dei Sibillini. La Madonna è raffigurata inginocchiata sul mondo, in perfetto atteggiamento amoroso verso Dio, come unica intermediatrice tra il divino e l’umanità con un significativo serpente schiacciato sotto i piedi. Un quadro di grande bellezza e pregio per il nostro territorio che non ha motivo alcuno di essere sottovalutato. Da non dimenticare che a Taccarelli fu rinvenuto anche il prezioso  “Dinos“, recipiente bronzeo usato nei banchetti nel V° secolo A.C., custodito oggi al museo di Ancona.

L’evento di riapertura della Chiesa è stato un momento davvero emozionante, curato nei minimi particolari con devozione e impegno: canti, fiori, preghiere, rinfresco finale grazie ai tanti benefattori e al comitato Santa Maria alla Meta che si è sempre impegnato negli anni anche nella raccolta fondi per le migliorie della struttura. Da ieri, dopo nove anni, finalmente la comunità di Taccarelli di Amandola potrà tornare a condividere momenti di vita nell’amata Chiesa. 

L’arcivescovo Rocco Pennacchio

Il sindaco di Amandola, Adolfo Marinangeli

Il prefetto di Fermo, Edoardo D’Alascio

Il commissario alla Ricostruzione, sen. Guido Castelli

Il presidente della Provincia, Michele ORtenzi


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