Un incontro pubblico per ribattere al concetto di “modello virtuoso, ripreso come esempio dalle altre Regioni” in merito alla sanità fermana, espresso nel recente convegno di Fratelli d’Italia proprio a Fermo alla presenza del Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.
Questo l’obietto della Fp Cgil Fermo che sul tema ha centrato l’appuntamento denominato proprio “Cambiamo rotta” svolto presso la sede della Croce Verde Fermo nel pomeriggio di oggi. Una iniziativa proposta proprio con l’obiettivo di uscire dal perimetro ospedaliero, coinvolgendo enti, associazioni e cittadini per una «operazione verità rispetto allo stato in cui versa la nostra sanità».
Ad introdurre i lavori il segretario generale Fp Cgil Fermo Michael Egidi: «Il 22 marzo durante l’iniziativa di Fratelli d’Italia, gli intervenuti hanno sostenuto che la sanità fermana è un modello virtuoso da seguire anche per gli altri territori con una rotta ben tracciata. Se questi sono i risultati meglio cambiare decisamente rotta. Parliamo di numeri importanti dal punto di vista delle risorse. Noi chiediamo una perequazione rispetto alle dotazioni umane e finanziarie che hanno gli altri territori rispetto a Fermo e che scontiamo nella qualità dell’assistenza che si riesce a dare agli utenti. Un discorso che non tocca solo la sanità di Fermo ma l’intero Sistema Sanitario nazionale. Occorre guardarci negli occhi e dire le cose come stanno. E’ stato accumulato un numero spropositato di ore in eccesso sul monte ore delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto sanità che, o non vanno in ferie o lavorano più di quello che dovrebbero. Questi hanno accumulato per gli infermieri oltre 69mila ore che non verranno né recuperate né pagate: è evidente che ci sia, ben chiaro, un problema. Ci inseriamo naturalmente in un problema nazionale ma è chiaro come sia necessario anche a livello locale mettere un argine alla situazione perché ne fanno le spesse utenti e operatori».
Il segretario Cgil di Fermo Alessandro De Grazia ha ampliato il discorso alla revisione del sistema sanitario regionale. «Sulla lettura data il 22 marzo scorso non siamo d’accordo perché ascoltiamo le persone che vivono quotidianamente queste situazioni e le loro problematiche di accesso alla sanità pubblica. Ci sono dati inconfutabili rispetto a liste di attesa, carenza di personale e problematiche di pronto soccorso. Anche rispetto alla scelta di revisione del Sistema Sanitario, con l’istituzione delle Ast, abbiamo sottolineato fin da subito una problematica di fondo. Occorreva, prima di quella operazione, riequilibrare le risorse per i vari territori a partire dalla spesa pro-capite per ogni cittadino. Questo non è avvenuto e quindi la riforma non ha prodotto i risultati che ci si aspettava».
Le conclusioni dell’incontro sono state affidate a Michele Vannini, segretario nazionale funzione pubblica Cgil che ha posto l’accento sul rinnovo del contratto nazionale. «Un rinnovo contrattuale molto complicato per il semplice motivo che il governo non ha stanziato risorse sufficienti per fare una trattativa vera ma ha sostanzialmente programmato la riduzione dei salari dei lavoratrici e lavoratori della sanità; in un contesto come quello attuale è qualcosa di gravissimo. Non è una partita separata dallo stato di saluto generale del Servizio sanitario Nazionale in cui mancano assunzioni e valorizzazioni per chi lavora nella sanità. Il sospetto è che siamo di fronte ad un’idea di privatizzazione strisciante della sanità a discapito di chi opera quotidianamente al servizio della collettività nel servizio sanitario locale. Noi siamo in campo proprio per cambiare questo stato di cose».
c.f.
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