«E’ partito con l’auto a tutta velocità e ci è venuto contro» la testimonianza dei due ragazzi nel processo ad Asuni

PEDASO - Oggi la seconda udienza davanti alla Corte d'Assise del tribunale di Macerata. Sono stati visti anche i filmati della videosorveglianza. L'udienza è stata rinviata all'8 maggio per sentire i testimoni del pm

 

di Alessandro Luzi

«E’ partito a tutta velocità con l’auto e ci è venuto contro. Noi cercavamo di parlare con quelle persone dopo una discussione ma la situazione è degenerata» in sintesi è quanto hanno riferito i due ragazzi che la notte tra il 17 e il 18 maggio Silvano Asuni avrebbe cercato di investire. Quella sera il 56enne di Monterubbiano, con la sua Golf centrò l’amico Giampiero Larivera, uccidendolo. Per quei fatti Asuni è accusato di omicidio, tentato omicidio e lesioni. Gli viene contestato anche di non aver prestato l’obbligo di prestare assistenza ai feriti, del rifiuto di sottoporsi all’alcol test e al test antidroga.

Oggi i due ragazzi, un 23enne e un 26enne, hanno raccontato la loro versione davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Macerata, insieme al comandante, all’epoca dei fatti, del Nucleo investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Fermo. Sono stati visti anche i filmati delle telecamere di videosorveglianza su quanto accaduto in quella tragica notte. 

L’avvocato Matteo Restuccia

«Sono arrivato verso le 23 al bar Settimo Cielo per incontrare alcuni amici d’infanzia – racconta il 23enne -. Più tardi sono arrivati Asuni, Larivera e altri loro amici. Lì al bar Asuni si era arrabbiato con alcuni ragazzi di origine nordafricana e col titolare del bar. Io ho cercato di calmare entrambi. A un certo punto Larivera ha detto agli altri di andare via. Io sono rimasto davanti al locale e Asuni si era messo alla guida della Golf. Poi ha iniziato a fare il gesto di investirmi, venendomi incontro con il mezzo».  A quel punto, a detta del giovane, il 56enne sarebbe partito centrando le ginocchia del 23enne che era lì davanti. «Così mi colpisce alle gambe e vado a finire sul cofano. Poi mi sono buttato verso destra. Sulla deposizione ai carabinieri avevo detto che ero riuscito a saltare ma in realtà l’auto mi aveva preso alle ginocchia. Poi il veicolo è scappato mentre io cercavo di inseguirlo a piedi». Subito dopo avrebbe incontrato il suo amico, il 26enne, che era vicino alla pizzeria Monkey. «Ad un certo punto lui ha ricevuto una chiamata da un altro conoscente – continua il 23enne – ci dice che Asuni era in via Garibaldi. Allora ho corso per raggiungerlo e durante il tragitto mi sono separato dal mio amico. Sono andato incontro al 56enne per parlarci ma lui come mi ha visto è ripartito con l’auto, ha accelerato contro di me, sono saltato e poi sono caduto a terra sulla parte sinistra. Appena mi sono rialzato ho iniziato a parlare animatamente con Larivera che non era in auto. Ad un tratto vedo la Golf che entra in un parcheggio e in quell’istante ho visto il mio amico volare in aria e Larivera schiacciato dall’auto. Io ero riuscito a evitare l’urto. A quel punto Asuni si era fermato, ha visto il corpo a terra, mi ha urlato qualcosa contro ed è scappato. Oltre al colpo alle ginocchia, quell’episodio non mi ha fatto dormire per diversi giorni».

L’avvocato Marco Gradassi

Quella sera al Settimo Cielo c’era anche il 26enne: «Mentre ero fuori, a un certo punto ho visto un veicolo sfrecciare e il mio amico corrergli dietro. Gli ho chiesto cosa fosse successo. Ero preoccupato. Poi ricevo la chiamata di un ragazzo che mi diceva di andare a Ragazzopoli. Lui ha accelerato il passo e io ho proseguito camminando. Arrivati in via Garibaldi ho visto quell’auto che mi era passata davanti e Larivera che stava cercando qualcosa nel portabagagli. In quel momento ho visto il mio amico arrivare. Quando stava a una decina di metri dalla Golf, Asuni è ripartito a gran velocità e gli è andato contro». Così, dice il giovane, il 23enne è saltato per poi rotolare a terra. Intanto aveva provato a parlare con Larivera per calmare gli animi. «In quel momento ho visto un fascio di luce che mi è venuto addosso e poi ho un vuoto – dice il giovane -. Alcuni ragazzi mi avevano raccolto da terra dicendomi che avevo sbattuto sull’asfalto. Avevo molto sangue in faccia e ce n’era tantissimo sull’asfalto. Allora sono svenuto di nuovo e mi ricordo che poi ero al Settimo Cielo mentre il titolare mi medicava le ferite. Da lì sono tornato a Ragazzopoli dove c’erano i sanitari del 118. Mi hanno medicato e trasportato in ospedale». I due ragazzi e la famiglia di Larivera si sono costituiti parte civile tramite i legali Matteo Restuccia, Francesco De Minicis e Marco Gradassi. Per il responsabile civile c’è l’avvocato Stefano Monti.

Secondo il comandante dei carabinieri la dinamica è chiara: «Nei video si vede benissimo l’auto che parte e passa sopra il corpo di Larivera che rimane a terra (…)».

L’avvocato Francesco De Minicis

Nei filmati mostrati durante l’udienza non si vede il primo tentativo di investimento. Si vedono invece gli altri due in via Garibaldi: il secondo all’una e 57, il terzo all’una e 59. Nell’udienza di convalida del 20 maggio, davanti al giudice il 56enne, difeso dall’avvocato Isabella Capriglia ha dato la sua versione dei fatti. Ha raccontato che lui e i suoi amici, dopo il litigio si erano allontanati dal bar Settimo Cielo. Con l’auto si erano fermati in via Garibaldi per via dei bisogni fisiologici. Asuni e Larivera sarebbero scesi, invece il terzo amico sarebbe rimasto in macchina. Poi secondo Asuni, i tre sarebbero stati aggrediti dagli stessi ragazzi con cui avrebbero litigato al bar.

La Corte d’Assise ha rinviato l’udienza all’8 maggio per sentire i testimoni del pm Alessandro Pazzaglia. 

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